La Tosio fu la prima a riaprire dopo le bombe
La città riparte anche dai suoi musei e dal suo patrimonio artistico. È accaduto oggi, avvenne dopo la seconda guerra mondiale. Anche allora, ad uno ad uno, dopo le devastazioni portate dal conflitto, i musei furono restituiti ai bresciani. La Pinacoteca Tosio Martinengo fu la prima struttura permanente a riaprire i battenti. Durante la guerra, molte delle opere d’arte bresciane più preziose erano state trasferite nei rifugi, in provincia, per essere protette. Nei mesi successivi al maggio del 1945, tornarono «a casa» e una grande mostra con oltre 150 pezzi straordinari venne inaugurata nel Duomo vecchio il 30 maggio 1946. Intanto la Vittoria alata, che era stata recuperata dalla sua sistemazione ipogea (custodita dal 1940 al 1945 sotto terra nel parco della Villa Fenaroli a Seniga) - prendeva la via di Roma per il restauro. Attaccata da muffe e umidità, aveva subito seri danni. Tornerà a Brescia solo nel 1949, dopo aver fatto tappa a Zurigo, per essere esposta in una mostra alla Kunsthaus.
Pochi mesi dopo «La mostra del rientro», nell’autunno 1946, le sale della Pinacoteca vennero ufficialmente riaperte al pubblico sotto la direzione di Alessandro Scrinzi, per decisione del sindaco Guglielmo Ghislandi. L’iniziativa rientrava nel progetto di rinascita che prevedeva anche il recupero dell’identità cittadina attraverso la valorizzazione del suo patrimonio storicoartistico. «Una Nazione – spiegava Ghislandi - può dirsi veramente fuori dalla stato di guerra se vive la vita dello spirito in modo completo. Per entrare nelle autentiche condizioni di un clima di pace, essa deve offrire al suo popolo quanto di meglio hanno prodotto in fatto d’arte. Nella ripresa non devono mancare le riaperture di gallerie e musei con l’esposizione delle opere più insigni del passato. Ieri, 15 ottobre, a più di un anno e mezzo dalla fine del conflitto, ha spalancato le sue porte al pubblico la Pinacoteca TosioMartinengo e non ci sembra errato assegnare alla data stessa una sua importanza nelle vicende post-belliche della città nostra essa sicuramente attesta un decisivo passo verso la totale normalità».
Negli anni successivi si susseguirono nuove iniziative. Il Museo cristiano fu riordinato sotto la guida dell’assessore alla cultura del Comune Alberto Albertini e inaugurato, dopo alcuni anni di lavori, il 19 settembre 1949. Un segno, secondo il sindaco Bruno Boni, dell’attenzione che il Comune dedicava alle «cose d’arte» invitando i giovani a fare lezione davanti ai monumenti, ma con un occhio attento anche all’industria del forestiero. «Per questo – sottolineava Boni - abbiamo voluto invitare qui i responsabili della scuola bresciana: le porte dei musei e delle pinacoteche sono aperte ai giovani: si facciano qui le lezioni davanti a questi monumenti: i tesori di Brescia non devono più restare ignorati proprio agli occhi dei bresciani mentre gli stranieri ce li ammirano e ce li invidiano».
Nelle chiese di San Salvatore e di Santa Giulia fu realizzata una vasta opera di sistemazione e valorizzazione degli affreschi del Ferramola e dell’intera struttura.
Ancora: i lavori per il nuovo Museo romano durarono complessivamente un decennio. I nuovi locali (quattro sale e un magazzino) furono inaugurati dal sindaco Bruno
Boni il 19 maggio 1956. Particolare attenzione venne anche dedicata dal Comune ai temi risorgimentali. Dopo varie vicissitudini la prima sala del Museo del Risorgimento (posta nel mastio a fianco della Torre Mirabella del Castello) venne aperta il 1° aprile 1951: fu dedicata all’età napoleonica. Il Comune di Brescia manifestò grande interesse anche peritemi naturalistico scientifici promuovendo una riorganizzazione e un ampliamento del Museo civico di scienze naturali. La prima sala della struttura dedicata a mammiferi e uccelli venne inaugurata il 17 febbraio 1951. Una stagione di grande impegno, dunque, il decennio successivo alla fine del conflitto in cui il patrimonio artistico e culturale della città assunse più che mai un valore simbolico. Civico.