Nasce Filhome, la sartoria del dormitorio
Il dormitorio non solo come rifugio ma occasione di riscatto che passa attraverso il lavoro: il progetto è della San Vincenzo, che dopo due mesi di lockdown avvia una bottega sartoriale aperta a 15 ospiti (donne e uomini), che — con la teoria prima e la pratica poi — realizzeranno prodotti artigianali sotto il marchio «Filhome».
Nome e logo sono stati scelti tra le decine di proposte arrivate dagli studenti dei corsi di Graphic Design dall’Accademia Laba, e saranno cuciti su tutti i prodotti realizzati da alcuni ospiti del dormitorio San Vincenzo e di Casa Ozanam, seguiti dall’artista Armida Gandini e dalla docente Elena Fertonani.
«Una ripartenza — spiega il responsabile del dormitorio Paolo Tengattini — che segna anche per noi un nuovo
passo verso la fase 2: se prima gli ospiti non potevano uscire dal dormitorio per motivi di sicurezza oggi cerchiamo di assecondare le loro esigenze e di valutare le diverse situazioni
di ognuno. A chi sta fuori la notte chiediamo dove sono stati, cerchiamo di mediare, ma non possiamo tenerli fermi a oltranza. Questo lavoro per loro rappresenta qualcosa di visibile: è un momento di riscatto».
Con la chiusura al mondo dentro le mura del dormitorio San Vincenzo sono uscite allo scoperto abilità nascoste: sotto la guida degli educatori e di «maestro» Godday, ragazzo nigeriano di 32 anni, alcune ospiti di casa Ozanam si sono misurate con il taglia e cuci. E hanno decisamente superato l’esame. Lui, che una casa l’ha sempre avuta e si mantiene lavorando come sarto, si è trovato a bussare alla porta del San Vincenzo per caso, interrotti forzatamente per l’emergenza tutti i rapporti di collaborazione. Nei giorni della clausura ha continuato a cucire mascherine, adesso ha già ripreso a lavorare.
Il piccolo laboratorio (che fa parte del più ampio progetto Atelier Filò avviato dalla
San Vincenzo nel 2015) si allarga e, finito il lockdown, diventa una bottega in cui vengono realizzati prodotti sartoriali da mettere sul mercato: «Pensiamo non solo alle borse e alle bomboniere, ma anche alle mascherine che sono le più richieste oggi e dovremo portarle ancora per molto tempo. Tutti gli oggetti realizzati dai nostri ospiti saranno poi venduti nel mercatino che organizziamo una domenica al mese nell’Oratorio di San Zanino e che speriamo di riprendere a giugno con tutte le precauzioni necessarie, ma anche tramite aste o mostre dedicate».
Oggi il dormitorio San Vincenzo ospita 44 uomini senza fissa dimora, mentre a casa Ozanam trovano posto 13 donne e tre mamme con bambini. L’emergenza coronavirus ha ristretto gli spazi e dilatato i tempi, e ha imposto una convivenza perenne tra estranei all’interno delle strutture: «Non è stato semplice, soprattutto all’inizio del periodo di confinamento — racconta la più giovane delle ospiti di Casa Ozanam — ma con il tempo ci siamo abituate a convivere affrontando insieme i momenti più difficili e inventandoci modi nuovi per passare il tempo».
Intanto hanno ripreso i lavori per il nuovo dormitorio di via Trivellini (in zona via Milano), sospesi per coronavirus prima e intoppi burocratici poi.
«La nostra speranza — anticipa Tengattini — è di riuscire a inaugurare la nuova struttura entro la fine del 2020 o nei primi mesi del 2021».