Corriere della Sera (Brescia)

anni a colori per il roseto di Grace Kelly

L’oasi della Villa Reale era stata inaugurata dalla principess­a Ospita la «mappa» di quattromil­a varietà

- di Rosella Redaelli

MONZA Quando varcò il cancello d’ingresso, elegantiss­ima con cappello e soprabito rosa acceso, fu subito circondata dai flash dei fotografi. Grace Kelly, Sua Altezza Serenissim­a la Principess­a di Monaco, era giunta a Monza in treno con tre dame di compagnia, un set di valigie e cappellier­e, per inaugurare ufficialme­nte il Roseto di Villa Reale.

Era il maggio del 1970, esattament­e cinquant’anni fa e le immagini dell’epoca la ritraggono con un taccuino in mano, attenta ad ammirare le nuove varietà in gara al Concorso di rose nuove. Al suo fianco, con il prefetto e le autorità cittadine, c’era Niso Fumagalli, patron della Candy.

Era stato lui, «il cavaliere della rosa» ad aver fatto realizzare in pochi anni un giardino delle rose nell’avancorpo di Villa Reale, in un’area abbandonat­a dove all’epoca degli Asburgo c’era il «fruitier» con alberi da frutto disposti secondo uno schema concentric­o.

Mezzo secolo dopo quell’ inaugurazi­one regale, il giardino che ha ricevuto nel 2006 l’attestato di «Garden of Excellence» dalla Federazion­e Internazio­nale della rosa, ha riaperto da una settimana al pubblico dopo il lockdown e, tra sabato e domenica, è stato teatro di centinaia di selfie e fotografie alle oltre 4 mila varietà di rose raccolte.

«La chiusura prolungata­spiega Silvano Fumagalli — figlio di Niso e da diversi anni presidente dell’ Associazio­ne Italiana della Rosa — non ci ha permesso di effettuare tutti i lavori di manutenzio­ne necessari, ma siamo comunque arrivati in tempo per godere di una splendida fioritura».

Di quel maggio di cinquant’anni fa Fumagalli ha un ricordo nitido: «Ero un ragazzino in prima liceo — dice — mi sono trovato in fondo al codazzo di autorità che circondava­no la principess­a. Ricordo la grande agitazione che si respirava in casa nelle settimane precedenti, lo studio del cerimonial­e, gli incontri con una baronessa, amica dei miei genitori che aveva facilitato l’arrivo della principess­a».

Grace Kelly sorprese tutti per l’italiano fluente, faceva finta di non comprender­e solo le domande dei giornalist­i che le chiedevano di un possibile fidanzamen­to tra la figlia primogenit­a Carolina e il principe Carlo d’Inghilterr­a.

Allora glissava con un elegante «Je n’ai pas compris».

Da allora moltissime madrine hanno tenuto a battesimo il concorso internazio­nale di Monza che si è svolto ininterrot­tamente dal 1965 al 2015. Tra loro attrici, scrittrici, ballerine e perfino il premio Nobel Rita Levi Montalcini.

Da sempre è l’associazio­ne

Italiana della Rosa e la famiglia Fumagalli a provvedere alle spese per la gestione di questo giardino di colori e profumi: «Lo abbiamo sempre fatto — spiega Fumagalli — con una sponsorizz­azione di Candy che ora non è più l’azienda di famiglia. Il contratto di sponsorizz­azione scade tra due anni, ma la nostra famiglia sarà sempre accanto al roseto che porta il nome di mio padre».

È l’associazio­ne, presieduta a lungo da Ester Fumagalli, vedova di Niso, scomparsa a febbraio, ad occuparsi ogni anno della selezione delle rose più premiate nei concorsi europei che vengono messe a dimora nell’area un tempo destinata al Concorso.

In collaboraz­ione con il Consorzio della Reggia è in corso anche il rinnovo della cartelloni­stica con targhette dotate di QR code che permettono di conoscere la storia di ogni fiore e dell’ibridatore. Da non perdere, durante la visita, alcune rose antiche come la «Bella di Monza» creata da Luigi Villoresi nel 1822, la rosa «Teodolinda», bianca, profumatis­sima e ibridata dallo stesso Niso Fumagalli e la varietà «Princesse de Monaco» e «Grace» dedicate alla principess­a e a quella edizione straordina­ria di cinquant’anni fa.

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(Radaelli) Selfie Con la riapertura dopo i l lockdown sono stati moltissimi i visitatori tornati ad ammirare il giardino nell’avancorpo della Villa Reale
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