Sos dei genitori: «Aprite i Grest»
Mario Sberna, presidente dell’associazione famiglie numerose: «Assurdo che Regione non dia linee guida Ritardo colpevole, mamme e papà lasciati ancora soli»
«I Grest vanno aperti il prima possibile» dice Mario Sberna dell’associazione famiglie numerose. Si stima però che il Covid ne dimezzi la partecipazione.
«Ridateci i centri estivi per bambini e ragazzi». È l’appello che arriva da molti genitori bresciani, che non hanno ancora indicazioni da parte dei comuni e degli oratori in merito all’organizzazione dei tradizionali grest o cre. Il problema, come spiegato ieri sul Corriere dal presidente dell’associazione comuni bresciani (Gabriele Zanni) e dal responsabile dell’ufficio oratori (don Giovanni Milesi) è la mancanza di linee guida da parte di Regione Lombardia: serve stabilire modalità di incontro e controlli, seguendo le coordinate generali dettate dal Governo (un educatore maggiorenne ogni cinque bambini tra i 3 ed i 5 anni, uno ogni sette bimbi tra i 6 e gli 11 anni, uno ogni dieci ragazzi tra i 12 ed i 17 anni). «Ci stiamo lavorando» fanno sapere dalla Regione. E se altre Regioni (come l’Emilia Romagna ed il Veneto) hanno già adottato protocolli ad hoc per far partire i centri estivi già l’ 8 giugno, nel Bresciano — come in Lombardia — il via slitterà all’ultima settimana di giugno. E c’è anche un problema di costi: «Tra presidi di sicurezza, la necessità di avere più spazi e meno bambini la spesa quintuplicherà» ha spiegato l’assessore all’Istruzione del comune di Brescia Fabio Capra, assicurando la disponibilità a coprire le spese in più. Ma non basterà di certo il fondo da 185 milioni messo a disposizione dal Governo per i centri estivi di tutto il Paese: se si adotterà un semplice criterio demografico nel Bresciano arriveranno poco più di 3,2 milioni.
Altro rebus riguarda il numero dei partecipanti. Stando ad una stima ufficiosa fornita dai rappresentanti dei genitori dovrebbero essere circa la metà le famiglie che decideranno di mandare i loro figli ai centri estivi: gli altri anni erano 80 mila in provincia, 10 mila solo in città.
Logicamente tra mamme e papà la rabbia sta montando: «Per i genitori i Grest ed Cre sono sempre stati un’ancora di salvezza, soprattutto per coloro che devono lavorare e non hanno la fortuna di avere nonni in grado di badare ai nipoti» dice Mario Sberna, ex parlamentare e anima dell’associazione famiglie numerose. Lui sa dei ritardi nelle direttive regionali: «Ancora una volta abbiamo una Regione che si vanta di essere l’eccellenza e non riesce a dare indicazioni indispensabili ad oratori e comuni. È come dire a noi genitori: arrangiatevi. Due dei miei cinque figli sono minorenni e vorrebbero ancora fare i volontari al Grest ma anche su questo aspetto non c’è certezza alcuna». Scorata anche Fiorenza Marzo, madre di tre figli e consigliera di quartiere a Fiumicello: «Bimbi e ragazzi hanno bisogno di socializzare, sono chiusi in casa da troppo tempo. Anche la nostra parrocchia attende direttive per poter partire così come tante realtà del terzo settore, dalla Casa del quartiere al Porto delle Culture, da via Milano 59 all’Arci Ragazzi: tutti hanno le mani legate. Io ho anche proposto delle iniziative ricreative nei parchi, ma non arriva alcuna risposta».