Virus, infettate 14.510 persone, 9.595 sono guarite
Contagi, 40 nuovi infetti
Sono stati registrati altri 40 nuovi contagi, sei sul territorio dell’Ats della Valcamonica. È stato trovato l’accordo tra Regione e sindacati per il bonus ai sanitari.
«I medici ospedalieri riceveranno un bonus fino a 1.730 euro, gli infermieri e gli operatori sanitari del comparto fino a 1.250 euro come riconoscimento concreto e tangibile dell’impegno di questi mesi nella lotta al Covid-19».
A dirlo sono il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’assessore alla Sanità Giulio Gallera che hanno raggiunto un accordo con i rappresentanti sindacali. È infatti grazie alla competenza e alla professionalità di tutti questi operatori che «decine di migliaia di pazienti sono stati curati, anche nei momenti più difficili e complicati dell’emergenza» sottolineano da Palazzo Lombardia.
A tre settimane dalla fine del lockdown, il contagio rallenta ma non si ferma: 40 nuovi casi a Brescia (di cui quattro in Vallecamonica), 68 a Milano, 22 a Lodi, uno a Mantova, 16 a Cremona, 23 a Pavia e 30 a Bergamo (in quest’ultima provincia ci sono altri 168 nuovi positivi emersi ieri, ma frutto dei test sierologici fatti dai privati cittadini, da spalmare su tutta la scorsa settimana). In Lombardia il rapporto tra i casi positivi (+216) e i tamponi effettuati (12.503) è dell’1,7%. Rimane basso, se confrontato con l’11,7% di un mese fa. Dall’inizio dell’epidemia nella provincia di Brescia il coronavirus ha infettato 14.510 persone. Sale anche il numero dei guariti (+77, di cui 38 in Valcamonica), che raggiunge quota 9.595, mentre il totale dei decessi è di 2.671 persone. Ieri si sono registrati 6 nuovi casi, nessuno in Valcamonica.
Dall’ospedale la sfida si sposta piano piano sul territorio, dove le Asst hanno continuato a garantire tutta una serie di servizi già nei mesi dell’emergenza. Ne è un esempio la Franciacorta, che in aprile aveva attiva tra gli altri la Riabilitazione, l’Hospice («sette i posti riservati ai pazienti Covid in fase terminale, garantendo al contempo la sicurezza degli ospiti non Covid mediante locali e percorsi separati»), il dipartimento di Salute mentale e le dipendenze, il Cps e la Neuropsichiatria infantile. Significativo il caso del Centro servizi, che ha permesso di seguire «circa 200 pazienti fragili e polipatologici di età avanzata».
Non si trattava di pazienti Covid, ma di soggetti deboli a rischio di contrarre quell’infezione. Motivo per cui «abbiamo scelto di tenerli costantemente monitorati, ma sfruttando telefoni e tecnologia. Nessuno – spiega il direttore sociosanitario Giuseppe Solazzi – ha avuto bisogno di essere ricoverato in ospedale. Erano i nostri sanitari che chiamavano i malati». Nei fatti era un servizio di telemedicina che rappresenta una delle direttrici future per la gestione dei cronici.