Corriere della Sera (Brescia)

Basso e quella tappa al Tonale dove conquistò il Giro di dieci anni fa

Il ricordo di Basso a dieci anni dalla salita che si concluse al Passo del Tonale

- Di Pietro Pisaneschi a pagina

Dieci anni fa, il 93° Giro d’Italia si decideva in territorio bresciano. Con il terzo posto ottenuto nella tappa con arrivo al Passo del Tonale, Ivan Basso blindava la maglia rosa conquistat­a il giorno precedente all’Aprica e vinceva, di fatto, il suo secondo Giro d’Italia che si sarebbe concluso l’indomani con la cronometro di Verona. «Fu un Giro entusiasma­nte» ricorda il ciclista dell’allora Liquigas-Doimo e che oggi ricopre il ruolo di general manager nella squadra continenta­l Kometa Xstra Cycling Team. «In carriera ho avuto molti punti di contatto con il mondo del ciclismo bresciano, da dilettante rivaleggia­vo con Valentino China, idolo locale, e poi ho avuto Davide Boifava come direttore sportivo quando sono passato profession­ista nella Riso Scotti-Vinavil. Ho tanti amici a Brescia e ricordo con affetto Paolo Zani, patron della Liquigas».

Quello del 2010 fu un Giro d’Italia in rimonta per Ivan Basso. Il rivale era David Arroyo, corridore spagnolo che guadagnò un vantaggio enorme (quasi 13 minuti) entrando in una fuga bidone di 56 corridori nella tappa de L’Aquila sotto una pioggia torrenzial­e. Quando i giochi sembravano ormai compromess­i per Basso e la sua Liquigas ecco arrivare le montagne, giudici severi e imparziali di ogni storia ciclistica che si rispetti. Basso spicca il volo sullo Zoncolan prima e sul Mortirolo poi e sferra il colpo decisivo all’Aprica, dove si veste di rosa a quattro anni di distanza dall’ultima impresa (nel 2006, quando anticipò

Gibo Simoni e conquistò la sua prima corsa rosa). «Sono salite che hanno scritto la storia del ciclismo. La mia preferita resta il Mortirolo per i legami che ho con quella terra».

Da bambino infatti, Basso era solito passare le estati in Valcamonic­a con i nonni, e forse anche per questi dolci ricordi d’infanzia quelle tappe del 2010 restano indelebili nella sua memoria.

Così come chiaro nella sua memoria è il grande lavoro che la Liquigas fece per sfilare la rosa dalle spalle di Arroyo. «Come in un incontro di Boxe, lavorammo Arroyo ai fianchi sfinendolo e guadagnand­o qualcosa giorno per giorno» commenta Basso che poi ricorda la tappa dell’Aprica e il vincitore di quel giorno, il compianto Michele Scarponi: «Eravamo amici, avevamo corso insieme da dilettanti (nella Zalf-Fior, ndr) e ogni volta che parlo di lui è per me un tuffo al cuore. In quella tappa l’aiuto di Michele durante la fuga fu fondamenta­le per guadagnare terreno su Arroyo». Il corridore spagnolo arrivò al traguardo con oltre 3 minuti di ritardo dicendo addio al sogno rosa, suggellato il giorno seguente da Basso al Tonale con un terzo posto che glisserà il definitivo vantaggio. Di quel Giro si ricorda però anche un giovane Vincenzo Nibali, suo gregario. «Era in rampa di lancio, chiuse quel Giro al terzo posto e pochi mesi dopo avrebbe vinto la Vuelta. Credo sia ancora il ciclista italiano più forte in circolazio­ne. Un nome per il futuro? Giulio Ciccone».

"Sono salite che hanno scritto la storia del ciclismo La mia preferita resta il Mortirolo per i legami che ho con quella terra

Vincenzo Nibali è ancora il ciclista italiano più forte in circolazio­ne Un nome per il futuro? Giulio Ciccone

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Impresa La difesa della maglia rosa conquistat­a il giorno prima all’Aprica

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