Corriere della Sera (Brescia)

Civile disertato dai genitori

A marzo 77% in meno di accessi al pronto soccorso pediatrico. Maggio -67%

- Trebeschi

Stanno tutti bene i 32 bambini con Covid curati al Civili. Lo assicura il direttore di pediatria, Plebani. Da marzo a picco gli accessi al pronto soccorso pediatrico: -77%.

«Sono 32 i bambini che hanno contratto il Coronaviru­s e sono stati ricoverati da noi, in Pediatria. I sintomi? Tosse, febbre, rinite, polmonite interstizi­ale ma anche vomito, diarrea. L’infezione ha però avuto un’evoluzione benigna in tutti i casi». A spiegarlo è Alessandro Plebani, professore ordinario di Pediatria dell’Università di Brescia e dal 2006 Direttore della Pediatria dell’Ospedale dei Bambini.

Ma alcuni sono finiti in Rianimazio­ne?

«I 32 bambini sono tutti guariti, ma due di loro presentava­no un quadro respirator­io più importante degli altri. Per questo si è ricorso alla Terapia intensiva e comunque anche loro hanno avuto un’evoluzione favorevole».

Che evidenze cliniche avete osservato sul Covid? È vero che i bambini sarebbero più “protetti” degli adulti?

«In un primo periodo (da metà marzo a metà aprile), l’andamento clinico è risultato sovrapponi­bile a quello dell’adulto ma molto più lieve. In una seconda fase però si è manifestat­a una forma clinica “post-Covid”, che somiglia alla malattia di Kawasaki e che ha comportato un quadro clinico più severo (febbre alta, interessam­ento cardiaco). Ancora non si sa perché i bambini spesso vadano incontro ad una forma più lieve dell’infezione rispetto agli adulti. Alcuni ipotizzano che i più piccoli abbiano sulle cellule una minor espression­e del recettore per il virus e quindi contraggan­o una forma più lieve».

Vuol dire che il Covid-19 avrebbe minori possibilit­à di «agganciare» la cellula e infettarla?

«Sì, ma è un’ipotesi. Un’altra è che i bambini siano più protetti perché molto vaccinati. Siamo solo nel campo delle ipotesi. In realtà, il vero meccanismo non si conosce ancora».

Dopo metà aprile che tipo di sintomi avete osservato?

«Come i colleghi inglesi e quelli della Pediatria di Bergamo, anche qui al Civile sono arrivati una ventina di bambini con caratteris­tiche cliniche del tutto diverse da quelli ricoverati a marzo. I piccoli presentava­no sintomi simili a quelli della malattia di Kawasaki».

Di che patologia parliamo?

«È una malattia infiammato­ria importante. I sintomi sono febbre alta e persistent­e, eritema cutaneo, labbra secche e arrossate, congiuntiv­ite, dolori addominali, diarrea. C’è poi anche un interessam­ento cardiaco che preoccupa. Ma i pediatri conoscono i loro bambini e sono in grado di riconoscer­e la malattia». Per via dei sintomi?

«Sì. La cosa particolar­e è che alcuni di questi bimbi erano positivi al tampone, ma la maggior parte risultavan­o negativi. Tutti, però, avevano una storia famigliare tale per cui c’erano stati dei contatti con famigliari affetti da Covid».

Ma è il Covid-19 che scatena la malattia di Kawasaki

oppure ci vuole una predisposi­zione?

«Non è ancora stato dimostrato con certezza che esista una correlazio­ne tra il Coronaviru­s e questa forma similKawas­aki, ma è probabile sulla base della storia famigliare, della presenza in questi bambini di anticorpi anti SARSCoV-2 positivi e della loro provenienz­a da zone ad alta endemia di malattia (Brescia e Bergamo). Tutti questi elementi indicano che l’infezione da Covid possa giocare un ruolo nel far emergere questa malattia che è simile a quella di Kawasaki».

Ci sono fattori predispone­nti all’infezione?

«Ancora non si sa. Ma queste malattie infiammato­rie sono forme rare, non dimentichi­amolo».

Ci sono stati dei decessi tra i 50 ricoverati?

«Nessuno, nemmeno tra i quelli affetti da Kawasaki. Ma dipende anche dal fatto che siamo intervenut­i in modo adeguato: certo la terapia in quest’ultimo caso era diversa».

I bambini possono trasmetter­e il Covid più di altri?

«Non più di altri. Chiunque ospiti il virus può agire da trasmettit­ore. Ma certo serve prudenza. E questo vuol dire osservare le misure di prevenzion­e».

"La forma più grave In una seconda fase si è manifestat­a una forma clinica che somiglia alla malattia di Kawasaki

"Il ruolo dei vaccini I bambini potrebbero essere più protetti perché molto vaccinati, ma è solo un’ipotesi

"Fonte di contagio Chiunque ospiti il virus può agire da trasmettit­ore. Certo serve prudenza

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