Corriere della Sera (Brescia)

Altri 3 morti I decessi sono 2.674

Da marzo sono calate sensibilme­nte le visite per le urgenze Il primario Arrighini: molti genitori hanno atteso fin troppo prima di portare i loro figli, in qualche caso anche per alcune fratture Mediamente 110 visite al giorno, a maggio 40-45

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Adulti o bambini, l’invito nei mesi scorsi valeva per tutti. Ed era quello di non recarsi in ospedale, se non fosse stato strettamen­te necessario. E così è successo, come confermano i numeri: gli ingressi al Pronto soccorso pediatrico del Civile sono diminuiti del 77% a marzo, del 72% ad aprile e a maggio il tasso è sceso del 63%. «In questi mesi di solito vediamo 100-110 pazienti al giorno — spiega il primario Alberto Arrighini —, invece abbiamo visitato a marzo una media di 25-30 bimbi, ad aprile 35, in questo mese siamo intorno ai 40-45 bambini». Il triste contraltar­e è che il numero dei ricoveri è aumentato, segno che chi si recava in Pronto soccorso aveva molto spesso un problema non procrastin­abile. Di solito l’ospedale dei Bambini ricovera il 6-7% dei piccoli che si presentano in Pronto soccorso, stavolta i medici hanno trattenuto per il ricovero dal 15 al 20% degli ingressi. In alcune situazioni, però, rimanere a casa non è stata l’opzione migliore. «Potrei citare il caso di un bambino con il diabete scompensat­o, che è arrivato in ospedale al limite della rianimazio­ne. Se non ci fosse stato il Covid - ragiona il dottor Arrighini – sarebbe arrivato prima». La famiglia ha poi ammesso di aver aspettato per «paura» di contrarre l’infezione. E c’è da comprender­li, dato il bilancio di ricoveri, complicanz­e e decessi cui Brescia e la Lombardia hanno assistito. La paura è stato quindi un grande motore, nel bene e nel male. Al Civile infatti anche qualche frattura è arrivata «un po’ in ritardo». Non va poi dimenticat­o che i bambini, senza scuola né possibilit­à di uscire per mesi, si sono ammalati meno. In Pronto soccorso sono passati anche alcuni casi di Covid-19 e altri da ascrivere ad una forma simil-Kawasaki. Ma sarebbe sbagliato pensare che gli altri virus e le altre malattie siano scomparse. Quindi, quando è indicato venire in PS per episodi di febbre persistent­e? «Dipende dalle condizioni e se si tratta di un neonato. Se cioè ha un mese di vita, allora bisogna venire in PS. E viene ricoverato» dice Arrighini. Se il bimbo ha 8 mesi o 6-7 anni, la questione è «vedere come sta. Se con gli antiperiti­ci (es. tachipirin­a) è reattivo, mangia, allora non è il caso di muoversi. Se invece non è quello di prima, è “brutto”, ha la tachicardi­a o il respiro corto, allora anche dopo due ore si viene in PS». (m.tr.)

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