GREST, TRA NECESSITÀ E PAURA
Si avvicina la fine della chiusura surreale delle scuole e le famiglie si affacciano a quella reale senza garanzie di una rete di salvataggio. Sono stati mesi da funamboli per madri e padri: assediati dal virus, ci siamo arroccati dentro casa reinventandoci maestri e allenatori, cuochi e animatori oltre che genitori lavoratori. Mesi di clausura, senza l’aiuto di nonni e baby sitter, magari in smart working, con figli scalpitanti. Un faccia a faccia, non sempre gratificante, con gli effetti della educazione che noi stessi— in tutta buona fede —avevamo impartito loro, pensando che fosse la migliore possibile. Fino al lockdown. Senza la scuola, lo sport, il rapporto con i pari, abbiamo capito quanto sia impegnativo creare per noi e i nostri figli una duratura comfort zone nel perimetro del nido domestico. Ma finalmente ora contiamo i giorni che ci separano delle vacanze. Ma come saranno le vacanze? Ci sarà solo la libertà dai ceppi della didattica a distanza (flagello per insegnanti, alunni e genitori) a dare il via al periodo più atteso da ogni bambino? Per molte famiglie potrebbe andare proprio così. E i segnali di incertezza sui grest estivi — a Brescia l’ipotesi è di uno per quartiere — non sono rassicuranti.
E i bambini rischiano di andarci di mezzo. I comuni stanno facendo i conti tra risorse e buona volontà, zigzagando tra i protocolli sanitari regionali ancora in divenire. E per gli oratori non va meglio. Per tutti lievitano i costi. Il governo ha messo sul piatto 185 milioni per i centri estivi in tutta Italia, alla nostra provincia dovrebbero arrivare 3,5 milioni, ma, con la necessità di aumentare gli educatori per avere il rapporto adeguato a garantire la sicurezza sanitaria, solo Brescia città dovrà spendere oltre un milione. Vitale per i comuni capire quanti bimbi vorranno aderire. Molti genitori hanno paura, si pensa, forse terranno i figli a casa. Ma non sembra così stando alle iscrizioni al camp di Brescia Musei: il centralino è stato preso d’assalto. Le famiglie hanno mille timori, è vero, ma difficile e dannoso tenere i figli ancora a freno, hanno bisogno di normalità, per quanto velata da una mascherina. Dopo i mesi di lockdown, mai come ora i grest sono una vitale risorsa educativa. E con il ritorno della normalità lavorativa, anche i genitori ne hanno bisogno. Una necessità a cui si deve dare risposta, soprattutto per chi non può sostenere la spesa dei camp privati. La paura c’è, la premura anche. (g.v.)