Brescia-Bergamo, unica regia
Professionisti della Bocconi di Milano in campo per il piano di comunicazione
«Il primo obiettivo della nomina di Brescia e Bergamo a capitali della cultura 2023 dovrà essere quello di superare l’immagine, che ormai ha fatto il giro del mondo, delle due città colpite a morte, dei camion militari che portavano i feretri, delle bare benedette dal vescovo. Dobbiamo insomma riappropriarci della nostra identità di città moderne, ricche di servizi e di attrattive». Per questo il vicesindaco Laura Castelletti venerdì ha già incontrato l’assessore alla Cultura di Bergamo Nadia Ghisalberti.
Cultura e patrimonio, un pò come dire software — l’intangibile frutto dello spirito e della fantasia dell’intellighenzia locale, vecchia e nuova — e hardware — cioè l’eredità materiale della storia e della natura, dalle limonaie del Garda alle incisioni rupestri camune fino all’arte del ferro e delle armi triumplina passando dai luoghi secondari, abbandonati e ora recuperati. Poi certo, l’archeologia ed i musei di una città che, da quando la Provincia è stata depotenziata del suo ruolo di coordinamento, è diventata di fatto il punto di riferimento di un territorio ampio quasi cinque milioni di chilometri quadrati. L’amministrazione Del Bono ci stava lavorando da tempo, poi l’emergenza ha sconvolto piani e scenari e alla porta si è presentata l’antica rivale (noi la Serenissima, loro il Ducato: Bergamo, la città che si è riscoperta gemella nelle trincee del Covid-19.
Laura Castelletti vicesindaco e assessore alla Cultura: ormai è fatta, con Bergamo sarete le capitali italiane della cultura 2023. Ce la farete?
«Le gravi difficoltà che abbiamo attraversato ci hanno ulteriormente unito. Venerdì ho chiuso Zoom, ho preso l’auto e sono andata a Bergamo per incontrare la mia omologa, l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti, volevamo guardarci in faccia, sorridere per l’obiettivo raggiunto e iniziare subito a lavorare insieme».
Appunto, avete già un piano?
«Conti che noi stavamo già lavorando alla candidatura di Brescia. Il tema doveva essere il lavoro, argomento che reputo ancora più centrale oggi. Penso al valore dell’impegno di tutto il personale sanitario che ogni giorno ci ha assicurato cure e assistenza. Tuttavia il primo obiettivo dovrà essere quello di superare l’immagine, che ormai ha fatto il giro del mondo, delle due città colpite a morte, dei camion militari che portavano i feretri, delle file di bare benedette dal vescovo. Dobbiamo insomma riappropriarci della nostra identità di città moderne, ricche di servizi e di attrattive, dove si vive bene».
Ma il passato industriale ha lasciato il segno, soprattutto dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Il nostro benessere è frutto anzitutto delle attività manifatturiere che, tuttavia, in passato hanno offuscato il lato culturale della città. Lei crede che questa nomina possa accelerare la transizione
"La «Fase 1» Stiamo raccogliendo idee e spunti dai territori perché il piano riguarda tutti i siti provinciali
"Il management Abbiamo chiesto aiuto a due professionisti della Bocconi per creare un piano d’azione
senza però cadere negli errori che fece Torino nel 2006?
«Abbiamo stretto relazioni salde e continuative non solo con Bergamo ma anche con Mantova, Cremona e Milano per mettere in campo progetti concreti di comunicazione volti a sviluppare il turismo di prossimità. Campagne mirate e condivise, perché ciò che l’emergenza sanitaria ha insegnato a noi amministratori è che da soli non andiamo da nessuna parte».
Oggi fra Brescia e Bergamo c’è sintonia politica. Ma il 2023 sarà un anno di elezioni. Non c’è il rischio che la campagna elettorale distolga l’attenzione dagli impegni presi?
«Il risultato che abbiamo raggiunto non ha colore politico. Ne ho già parlato con le opposizioni, c’è da parte di tutti la convinzione che la nuova giunta, indipendentemente da chi vincerà, continuerà un lavoro che da qui al 2023 sarà il più possibile imperniato sulla condivisione degli obiettivi e delle finalità. È per la città e la sua provincia una grande occasione di rilancio e di questo ne siamo consapevoli tutti».
Ci sarà una cabina di regia condivisa?
«Stavamo già lavorando con Guido Guerzoni e Stefano Baia Curioni del Laboratorio di economia e gestione delle istituzioni e delle iniziative artistiche e culturali Ask della Bocconi di Milano. Sono dei professionisti e la collaborazione continuerà per questo nuovo progetto. C’è un tema di comunicazione, di marketing territoriale: l’obiettivo è migliorare il profilo internazionale della città. Per questo stiamo lavorando a un aggregatore digitale di contenuti e servizi per mettere in rete musei, siti e istituzioni accademiche. Ora stiamo raccogliendo le idee dai territori e dai singoli in un’ottica di open innovation, poi passeremo alla fase operativa».
C’è però anche un tema infrastrutturale: Castello, Museo di Storia naturale, Musil, tutti progetti che il Covid ha messo in formalina.
« Progetti che non sono morti e che anzi ora diventano ancor più strategici nella nostra agenda politica. Il Musil in particolare: ci impegneremo per la sua apertura in tempo».
Lei ha parlato di collaborazione coi territori. Ciò significa anche col Vittoriale?
«La mia presenza oggi (ieri, ndr) a Gardone Riviera lo dimostra».