Centri impiego strategici In arrivo 207 addetti
Ogni settimana gestite 340 pratiche, il numero dovrà crescere
Sono in arrivo 207 nuovi addetti nei centri per l’impiego della Provincia di Brescia. L’obiettivo è che diventino parte attiva delle politiche del lavoro per il rilancio del Paese.
Un ritorno alle origini, e forse anche più, per i centri per l’impiego provinciali. Malandati, bistrattati, maltrattati, negli anni hanno perso risorse e personale ma l’intesa Regione Province sottoscritta nei giorni scorsi porta nel bresciano 183 nuovi assunti a tempo indeterminato e altri 24 a tempo determinato. Le figure individuate saranno operatori del mercato del lavoro, tecnici informatici, specialisti mercato e servizi per il lavoro, specialista informatico e statistico. Il completamento del piano di assunzione dovrebbe essere fatto per la fine del 2021. Le risorse arrivano dal Ministero del Lavoro, direttamente o attraverso la società controllata Anpal. L’accordo regionale individua le procedure concorsuali del personale da assumere (fino a 1.172 persone a tempo indeterminato e 206 a tempo determinato in Lombardia). «Una iniezione di personale piuttosto significativa — sottolinea il consigliere delegato della Provincia Andrea Ratti —, soprattutto se teniamo conto che in questo momento l’organico dei 14 centri per l’impiego bresciani è di 63 persone». Il personale, in pratica, verrà quasi quadruplicato rispetto alla situazione attuale, pur tenendo conto dei numerosi pensionamenti già programmati (dopo anni di blocco delle assunzioni, il personale della Pubblica Amministrazione è mediamente in età avanzata). «Torniamo ai numeri che c’erano nei primi anni Duemila», osserva Ratti. L’aumento di organico così significativo non è solo storia bresciana, ma riguarda l’intera Lombardia e il territorio nazionale. In pratica è un tassello importante del Piano straordinario di potenziamento dei centri per l’impiego (Cpi) approvato nell’aprile dello scorso anno, progetto inserito nel pacchetto più ampio del reddito di cittadinanza e delle politiche attive del lavoro. Il potenziamento dei centri per l’impiego arriva a compimento in una fase di forte crisi economica e di trasformazione del mercato del lavoro. Facile immaginare che nei prossimi anni i centri dovranno essere ben attivi e presenti sul territorio e che il numero di pratiche gestite oggi settimanalmente (340) sia destinato a salire parecchio. Negli ultimi anni, privi di risorse e di personale, i Cpi sono riusciti con grande difficoltà a gestire le richieste fondamentali cui erano chiamati a rispondere ma nulla più. Bastava un raffreddore, altro che il Covid, per mettere a dura prova gli uffici. Adesso l’obiettivo è che possano diventare anche protagonisti delle politiche attive del lavoro. «Che per essere fatte — sottolineano negli uffici — hanno bisogno di personale dedicato». Numerose attività, dallo scouting alla ricerca nelle imprese passando per il marketing fino ai progetti mirati per giovani, disabili, stranieri potranno essere riattivati, molto più di quanto si sia riusciti a fare negli ultimi anni. Collegati ai cpi sono anche i navigator, 50 quelli bresciani, dedicati esclusivamente alla partita del reddito di cittadinanza. A fine febbraio i colloqui gestiti nel bresciano erano stati 3.844, poi a causa del coronavirus l’attività è stata ridotta ed è proseguita in modalità a distanza. L’auspicio è che possano riprendere al più presto anche dal vivo perché non tutto può essere fatto online. Secondo gli ultimi dati a disposizione, in provincia di Brescia i nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza sono poco meno di novemila (importo medio di 488 euro). Poco meno di duemila i nuclei, quasi tutti unipersonali, che percepiscono una forma di integrazione alla pensione. Nel complesso, in provincia di Brescia, le risorse impegnate nel reddito o nella pensione di cittadinanza ammontano a circa 4,6 milioni di euro al mese, 56 milioni in un anno. Sono risorse che servono a sostenere le situazioni reddituali più complicate, non interessate da altri ammortizzatori sociali. I 600 euro di voucher per Covid a Brescia hanno impegnato cifre superiori ai 40 milioni di euro al mese.
Strategie L’obiettivo è che diventino protagonisti delle politiche attive del lavoro