Corriere della Sera (Brescia)

La pietra trilingue Dal 1500 l’enigma senza traduzione

Il mistero della chiesa di San Giovanni in Croce

- Di Giovanni Gardani

SAN GIOVANNI IN CROCE (CREMONA) « He yoy vav thet ». Da queste parole è partito tutto, tanto che Giorgio Borghetti, ricercator­e con la sua ex insegnante Ivana Brusati (i due hanno pure firmato un opuscolo sul tema), le ha scritte sul suo profilo WhatsApp. Capire l’enigma dietro quella pietra, eccolo l’appello: novelli Robert Landgon, il professore di storia e simbologia lanciato dalla penna di Dan Brown, fatevi avanti, perché a San Giovanni in Croce troverete pane per i vostri denti.

«Mi piacerebbe decifrare quella pietra — spiega Borghetti –—ammesso che sia possibile. Non escludo che, essendo un marmo del periodo umanista, chi l’ha scolpita abbia inserito rimandi che solo gli eletti dell’epoca potevano capire. Del resto Leonardo da Vinci, contempora­neo di quel periodo, era un maestro dell’esoterismo e del simbolismo».

E Leonardo a San Giovanni, dove si trova Villa Medici del Vascello, dimora di Cecilia Gallerani, la celebre «Dama con l’ermellino», è di casa. La pietra sorge sulla facciata della chiesa dell’Oratorio della Santa Trinità, non lontano proprio da Villa Medici. «È una pietra trilingue — illustra Borghetti — con le quattro parole in ebraico riferite a Jahvè (il Dio del popolo ebraico, descritto nella Bibbia ebraica, e il Dio Padre della Trinità del cristianes­imo,

ndr) trascritte malamente, come tanti epigrafist­i contattati hanno supposto; in greco, con la parola “Soter”, ossia Salvatore; infine in latino. Mescolare idiomi era una sciccheria nel 1400-1500, quando la Scuola di Firenze rilanciò la Cabala cristiana, riprendend­ola da quella ebraica. Dopo il Concilio di Trento, a metà 1500, i riferiment­i all’ebraico scomparver­o. E pure la presenza del Sole di San Bernardino, simbolo diffuso in quell’epoca, conferma».

Tre lingue, tre piani. «Il primo è il riferiment­o a Jahvè, il secondo a Cristo, con la presenza di un triangolo col vertice basso: più che la Trinità, che ha sempre il vertice in alto, potrebbe rappresent­are la donna. Il terzo piano è “terreno”: troviamo lo stemma dei Cusatri, nobile famiglia scomparsa nel 1700 presente a Crema e Mantova. San Giovanni, infatti, è a metà tra le due città».

Supposizio­ni? «Potrebbe trattarsi di un monumento funebre di una donna, vista la presenza di due stemmi (per l’uomo, bastava quello della sua casata, ndr). Purtroppo il secondo stemma, consunto, potrebbe richiamare le famiglie Gabbioneta e Susio, del mantovano. E poi troviamo due lettere, LC».

LC come Ludovico Carminati, il conte che sposò Cecilia Gallerani e la fece entrare a Villa Medici. «È la lettura più affascinan­te, ma con poche prove. È più probabile il riferiment­o a Ludovica o Lucrezia Cusatri. Beltramino Cusatri, che concluse alla corte dei Gonzaga il matrimonio tra Isabella d’Este e il duca Francesco, conobbe Leonardo da Vinci. Quest’ultimo dipinse Beatrice d’Este, sorella di Isabella e poi sposa di Ludovico il Moro, amante di Cecilia Gallerani, la dama con l’ermellino. Insomma, con Leonardo figura centrale dell’intrigo, è una partita tutta da giocare».

Il ricercator­e

«Le incisioni in latino, greco ed ebraico sono tipiche della Cabala cristiana»

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 ??  ?? In marmo A sinistra, la facciata della chiesa di San Giovanni in Croce con al centro (sopra) la pietra misteriosa ( foto Rastelli)
In marmo A sinistra, la facciata della chiesa di San Giovanni in Croce con al centro (sopra) la pietra misteriosa ( foto Rastelli)

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