Corriere della Sera (Brescia)

Rock e zanzare

Luglio 1982, Parco di Redecesio Il musicista di Baltimora si esibisce tra mosquito, lacrimogen­i e siringhe «Una delle mie peggiori esperienze»

- Lorenzo Vigano

«Welcome to the mo squito’s heaven»: così Frank Zappa salutò il pubblico milanese in un concerto entrato nella storia. «Una delle peggiori esperienze della mia vita», avrebbe ricordato il rocker americano di origini siciliane: «un laghetto stagnante infestato di zanzare, tanta sabbia, la disorganiz­zazione, i ragazzi sotto il palco con le siringhe infilate nel braccio. A quanto pare nel Nord Italia un posto così lo definiscon­o Parco». Era il 7 luglio 1982: l’anno in cui Milano cercò la sua Woodstock. L’estate dei Mondiali di calcio in Spagna e della terza Coppa per l’Italia. Ma anche un’estate di grandi concerti: i Rolling Stones in Italia dopo dodici anni di assenza, con due date a Torino e una a Napoli. E una parata di stelle a Milano così luminosa da far dimenticar­e ai suoi cittadini di non aver avuto Jagger e compagni — e dimostrare di poter ospitare qualsiasi rockstar. Per farlo occorreva però andare oltre i luoghi canonici dei concerti estivi (il Vigorelli, dove in quei giorni aveva cantato Claudio Baglioni; piazza Vetra, dove si erano esibiti Crusaders, Spyro Gyra, Echo and the Bunnymen, Jackson Browne) e trovare il posto giusto: all’aperto, capiente e accoglient­e, in mezzo al verde e lontano dal traffico, dove godersi la musica sotto le stelle, senza limiti di decibel e di posti. C’era il Parco Lambro, è vero, che aveva ospitato anni prima i festival di Re Nudo; e la collinetta di San Siro con i festival dell’Unità. Ma quell’estate, forse per l’euforia che si respirava in tutto il Paese (ad aprile Giorgio Armani era finito sulla copertina di «Time») ci voleva qualcosa di diverso. Lo si trovò alle porte della città, a Redecesio, quartiere del comune di Segrate a ovest di Milano, tra Lavanderie

e Novegro. Uno spazio di oltre diecimila metri quadrati, capace di ospitare, sull’erba, altrettant­e persone. Un luogo ideale, scrissero i giornali, un’area protetta ai lati dalla ferrovia di Lambrate, dal laghetto di Redecesio (inibito alla balneazion­e per la possibile presenza sul fondo di residuati bellici), una vasta cancellata e un terrapieno. Uniche precauzion­i: proteggere gli impianti sportivi dal popolo del rock ed evitare che qualcuno cadesse nel lago.

La prova generale era avvenuta l’estate prima, a settembre, quando i responsabi­li del Cral dell’Atm, cui faceva capo quello spazio, si erano offerti di ospitare il concerto di Eugenio Finardi dopo il rifiuto del Vigorelli. Il favore riscontrat­o dal pubblico li aveva così indotti a lanciare l’area per i grandi live della stagione successiva, con un cartellone di tutto rispetto: Police, Frank Zappa, Pooh, Talking Heads, Roxy Music... Ma se con il trio guidato da Sting tutto era filasiano to liscio (a parte gli aerei che passavano a bassa quota disturband­o il concerto) fu con Zappa che l’area mostrò i suoi limiti. E la serata si trasformò in un incubo, bene riassunto in due disegni di Tanino Liberatore nei quali il rocker di Baltimora, che li userà per la copertina del disco «The Man from Utopia», vi è ritratto sul palco di Redecesio come un arrabbiato Ranxerox che stringe in una mano una Fender spezzata e nell’altra la paletta per uccidere le zanzare che non gli danno tregua; sul retro la stessa immagine, ma di spalle, così da mostrare il pubblico assiepato come in un girone dantesco, la scritta con il risultato della vittoria dell’Italia nella finale mondiale contro la Germania (3 a 1) e un Papa Wojtyla per ricordare lo scandalo del Banco Ambro

"Un laghetto stagnante, sabbia, disorganiz­zazione: un posto così nel Nord Italia lo definiscon­o Parco

consumatos­i proprio in quei giorni. Quella sera non mancarono gli scontri tra autoridutt­ori e polizia con tanto di lacrimogen­i, né il lancio di oggetti sul palco (siringhe comprese) perché le persone non volevano sedersi. Ma il concerto, per gli oltre ventimila presenti, fu musicalmen­te indimentic­abile. Zappa, alla guida della sua band, suonò pezzi come «Joe’s Garage», «Fine Girl», «Zoot Allures», persino una tarantella e una sua versione di «Volare». E indimentic­abile, in un altro senso, fu il Parco di Redecesio che quell’estate ospitò ancora qualche concerto e poi si chiuse per sempre, uscendo dalla musica e dalla memoria. Fine della Woodstock milanese.

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