Il Pianistico al Sociale
A settembre concerti al Sociale, addio al Massimo dopo 56 anni
Dopo 56 anni il Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo lascia il Teatro Grande. Dopo lo stop imposto dall’emergenza coronavirus a settembre riprendono i concerti, ma al Teatro Sociale. Una separazione momentanea o un divorzio?
«Il Festival misura il polso del pianismo internazionale ospitando da cinquant’anni (da 56 per l’esattezza, ndr) le orchestre e i solisti più famosi nelle splendide cornici del Teatro Grande di Brescia e del Teatro Donizetti di Bergamo». È scritto, nero su bianco, sul sito del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, alla voce «Storia del Festival».
Ma la realtà racconta tutta un’altra storia. Una storia che parla di separazione. E forse anche di divorzio. Un divorzio tardivo, in età matura, a nozze d’oro già festeggiate. La cornice del meraviglioso teatro
Grande, infatti, non conterrà più le immagini del Pianistico. Posto che già a Bergamo il Festival è orfano del teatro Donizetti da ormai due anni per i lunghi lavori di ristrutturazione dello stabile, ora anche Brescia perde la sua location storica. L’emergenza Coronavirus ha ovviamente fatto saltare tutto il calendario creando non pochi problemi anche finanziari oltre che di riorganizzazione, ma da settembre si ricomincia. Ma non nel teatro che ha ospitato i giganti del Festival fin dalle sue origini, quando nacque nel 1964 per iniziativa del maestro Agostino Orizio. Da allora i concerti a Brescia sono sempre stati al teatro Grande, altre location (Santa Giulia, San Barnaba, Museo Diocesano, Curia vescovile, chiesa di San
Francesco solo per citare quelle prescelte nella scorsa edizione) sono state scelte per portare il Festival fuori dalle mura dorate del teatro, ma adesso si rompe il connubio con il Massimo cittadino. Da settembre il Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, con direzione artistica del maestro Pier Carlo Orizio, trasloca al Teatro Sociale, decisamente meno spazioso.
Ma a minare il legame è stato un raffreddamento dei sentimenti tra i due protagonisti, o una questione di interessi economici? Difficile rispondere. Umberto Angelini, Sovrintendente della Fondazione Grande e direttore artistico, che nel «suo» teatro dà spazio anche agli uffici del Festival, assicura che dal Pianistico (Foto Ansa)
non è stata avanzata alcuna richiesta «e non sono al corrente che i concerti saranno al Sociale, non ne sapevo nulla». Dal Pianistico fanno sapere che la rivoluzione di questi ultimi mesi e l’esigenza di trovare una quadra finanziaria hanno costretto a cercare una soluzione alternativa al Grande (l’affitto dello spazio pare pesi non poco sul bilancio), ma che il Massimo cittadino sarà ancora il teatro di riferimento per il 2021, così come lo è stato negli ultimi 56 anni. Certo l’impressione è che si stia consumando uno strappo che forse non si ricucirà tanto facilmente, tra il Grande e il brand bresciano conosciuto in tutto il mondo, secondo solo alla Mille Miglia.