Termoutilizzatore, via ai lavori per recuperare il calore dei fumi e ridurre ancora gli ossidi d’azoto
L’hardware del sistema energetico cittadino resta il termovalorizzatore, che lo scorso anno ha bruciato 735mila tonnellate di rifiuti urbani e speciali (un dato più o meno stabile da un lustro). «quelli che oggi non possono essere riciclati» spiega l’amministratore delegato di A2A, Renato Mazzoncini.
Impianto oggetto di massicci investimenti per renderlo più performante. «La settimana scorsa abbiamo deliberato un ulteriore investimento di 100 milioni di euro: oltre 60 serviranno per recuperare i fumi caldi in uscita dal camino, gli altri andranno ad abbattere gli ossidi d’azoto » spiega il manager, che si dice stupito di come un investimento così corposo rischi di passare sotto traccia in città. Il recupero dei fumi (sarà realtà dalla fine del 2021) vale 150 Gigawattora termici (sui 1100 del teleriscaldamento). Ai quali si aggiungono i 50 GWh ottenuti realizzando tre grandi accumulatori termici di acqua calda a Lamarmora e alla centrale Nord di Mompiano: fungono da banca del calore, da rilasciare in rete nei momenti di maggiore richiesta. Sempre nel 2021 si sfrutteranno anche i vapori caldi dell’Alfa Acciai (altri 60 GWh) che finiranno in rete, replicando il modello adottato da Ori Martin. Queste azioni — ma soprattutto i tre accumulatori — hanno permesso l’addio anticipato già quest’autunno all’utilizzo di carbone nella centrale Lamarmora; centrale che nei mesi freddi bruciava fino a 74 mila tonnellate di polverino di carbone per «integrare» il calore necessario al teleriscaldamento. «Centrale che ora va andrà a metano ma potremo evitare anche il suo utilizzo quando andranno in porto tutte queste azioni» garantisce Mazzoncini, per il quale
Brescia è un modello di sostenibilità: «Lo scorso anno abbiamo evitato l’emissione in atmosfera di 175mila tonnellate di anidride carbonica, un effetto benefico pari ad un bosco esteso quando la città di Brescia». E il teleriscaldamento che potrà migliorare ancora se si concretizzerà il progetto europeo Tempo, che punta a ridurre la temperatura dell’acqua nelle tubature da 120 a 80 gradi, mantenendo la stessa performance energetica. Altro progetto in fase di conclusione è il recupero delle ceneri leggere che diverranno prodotti d’edilizia.
Mazzoncini vuole spingere anche sulle rinnovabili: «Sfrutteremo meglio gli impianti idroelettrici che abbiamo in Calabria, entreremo nell’eolico e potenzieremo il fotovoltaico: nel 2030 avremo il 58% di energia prodotta con le rinnovabili». A2A affiancherà anche Aler nell’efficientamento energetico di decine di palazzi sfruttando l’ecobonus al 110%. La Co2 prodotta in città proviene infatti per metà dall’industria, per il resto da riscaldamento domestico e traffico. ( p.gor.)