La denuncia dei giostrai: «Discriminati»
Nel Bresciano gli spettacoli viaggianti, come luna park e giostre, sono aperti a metà. La denuncia dei giostrai: «Alcuni Comuni ci discriminano». Intanto nasce il Movimento dei giostrai della Lombardia, per chiedere maggiore attenzione e tutele.
Con gli ultimi euro rimasti sul conto hanno pagato la tassa del plateatico. Da poche centinaia a qualche migliaia di euro, a seconda dei metri quadri occupati dalla giostra. La burocrazia non ha voluto saperne di posticipare la scadenza di qualche ora: «I responsabili del Comune sono venuti un venerdì pomeriggio e ci hanno detto che o pagavamo il giorno stesso o non avremmo aperto», spiega Armando Piccaluga. Nessuno sconto, nessuna proroga: qualcuno ha chiesto di posticipare il pagamento almeno fino al lunedì successivo. Niente da fare, raccontano: «A Bergamo, ad esempio, la tassa sul plateatico hanno scelto di non farla pagare del tutto, per venirci incontro». Le parole di Marco Morandi si fanno strada tra la mascherina, la musica e il chiasso delle giostre intorno. Luna park di via Borgosatollo, le dieci di una sera d’estate: le giostre viaggiano semivuote, un po’ per rispettare le regole sulle distanze un po’ perché di gente in questi giorni ne gira poca: «Siamo già felici di avere potuto riaprire». Al «Cafè de Paris» Stefany Piccaluga distribuisce monete per acchiappare i premi oltre il vetro. E racconta una vita «difficile, sai. I nostri bambini cambiano scuola ogni mese, siamo abituati a ricominciare tutto da capo. Questi mesi però sono stati ancora più duri: non sapevamo se ce l’avremmo fatta». Di aiuti, dicono le famiglie di giostrai (una cinquantina quelle che danno vita al parco divertimenti di Brescia) se ne sono visti pochi, esclusa la Caritas e qualche sindaco amico. «In questi mesi ci siamo sentiti abbandonati. Abbiamo creato un Movimento giostrai della Lombardia per sensibilizzare l’Anci e le altre istituzioni perché per lo Stato siamo aperti, ma per molti sindaci no: alcuni comuni ci negano la possibilità di ricominciare. E noi ci sentiamo discriminati». Nel Bresciano, spiega Morandi, metà delle giostre è in funzione, l’altra metà è ancora ferma in un parcheggio: «La nostra paura adesso è di non riuscire a risparmiare abbastanza per i prossimi mesi. Perché se dovremo fermarci di nuovo come sopravviviamo se nemmeno oggi riusciamo a lavorare?».