Il teatro mi ha stregata
Dal palco della parrocchia ai festival americani affiancando la filosofia alla recitazione Carolina de’ Castiglioni ha seguito il suo sogno e adesso si divide tra Milano e New York
Dal teatro della par rocchia di San Lorenzo alla selez ione del New York Theater Festival. Carolina de’ Castiglioni, milanese e 23 anni di energia, da bambina era così timida da avere una sola amica, quella che l’ha «costretta» a frequentare il corso di recitazione dopo il catechismo. «È nata lì la mia passione per il teatro. Un amore che mi ha portato, dai 12 ai 16 anni, a studiare recitazione al teatro Litta e a 17 a iscrivermi a un corso alla Columbia University. Mi è piaciuto tantissimo e così, dopo la maturità al liceo classico Manzoni, sono volata a New York per seguire il sogno di diventare un’attrice, lasciando tutti sconcertati».
E ha funzionato?
«Sì, ma siccome volevo dimostrare che non sfuggivo agli impegni, mi sono laureata con lode anche in Filosofia alla New York University Tisch School of the Arts. La filosofia secondo me ha molto a che fare con la recitazione. Negli ultimi anni ho studiato anche cinema e ho scritto uno spettacolo teatrale, “Syrma”, con repliche che hanno registrato sempre il tutto esaurito, selezionato per partecipare al
New York Theatre Festival. Adesso sto lavorando anche alla stesura del mio primo film e da gennaio ho scritto, prodotto e recitato in alcuni corti grazie ai quali ho ottenuto quattro premi come miglior attrice in vari festival di cinema internazionali».
Però ora è dovuta tornare a causa del Covid...
«In America in questo momento tutto è bloccato mentre qui piano piano stiamo ricominciando a ingranare. Nel progetto di vita che ho in testa c’è comunque l’idea di fare avanti e indietro. Sono sempre tornata d’estate per fare diversi lavori, per esempio ho recitato fra i protagonisti del film di Jovanotti “Gli immortali”, ma faccio anche comparse e assistenza alla regia. Noi italiani siamo legati alla nostra patria e io anche alla famiglia».
Dunque l’America può essere anche a Milano?
«Qui la difficoltà maggiore è essere presa seriamente perché sono molto giovane. Negli Usa, invece, valutano cosa vuoi e l’età non conta. In America posso dimostrare chi sono e poi vengono i contatti, non il contrario. Ora sto cercando uno spazio, non necessariamente un teatro; magari un giardino o un terrazzo di condominio dove mettere in scena il mio testo».
Che cosa le manca di Milano e che cosa no?
«Mi mancano moltissimo i miei amici, la famiglia e il ritrovarsi nelle case a cena, insieme intorno a un tavolo. In America questa abitudine non esiste. Invece non mi manca l’eccesso della chiacchiera che a volte diventa malignità. Ho un brutto ricordo di questo al liceo».
La protagonista di «Syrma» sceglie la sua strada in autonomia rispetto a ciò che ci si aspetta da lei: c’è qualcosa di autobiografico?
«Mi identifico molto in Petra, ma non voglio dire che ho fatto tutto controcorrente. Nel mio contesto familiare era più accettabile studiare Economia alla Bocconi o Legge all’Università Statale. La mia è una strada difficile in cui ho incontrato molti ostacoli. Non è facile rimanere ferma nell’intenzione di voler fare l’attrice!».
Facciamo un sogno: Petra torna a Milano e… ?
«Fa uno spettacolo sui rapporti di amore e odio all’interno delle famiglie in un salotto. Non importa dove: che sia un salotto borghese o no, ogni famiglia ha problemi di relazione».