Corriere della Sera (Brescia)

Covid, venti vittime sul lavoro

Drastico aumento (+404%) degli infortuni nel settore sanitario in tutta la Lombardia

- Di Thomas Bendinelli

Nella

nostra regione le denunce di infortunio in occasione di lavoro nel settore della sanità ed assistenza sociale aumentano da 1816 nei primi sei mesi del 2019 a 9163 nello stesso periodo del 2020 pari a +404%». I decessi riguardano principalm­ente il personale sanitario e assistenzi­ale (medici, infermieri, operatori socio sanitari): restando alla sola provincia di Brescia, venti delle 25 morti sul lavoro sono attribuibi­li al Covid. Il numero di infortuni denunciati è abbastanza in linea rispetto ai dati dello scorso anno, ma l’incidenza della sanità è prepondera­nte. Gli infortuni denunciati nei primi sei mesi del 2019 erano stati 8.619, nel 2020 sono stati 7.814, di cui oltre un terzo per Covid.

Nei primi sei mesi dell’an- no in provincia di Brescia le morti sul lavoro sono state 25. Lo scorso anno, nello stesso periodo di riferiment­o, erano state undici. Tendenza analoga in Lombardia, dove i decessi sono raddoppiat­i, passando da 72 a 145. A livello provincial­e il dato peggiore è quello di Bergamo, dove le morti sul lavoro sono quadruplic­ate, da 8 a 31.

L’effetto del Covid si fa sentire anche sul lavoro e colpisce in particolar­e il settore socio sanitario. La chiusura forzata di tante attività per quasi due mesi ha in realtà fatto diminuire, oltre a Pil e consumi, anche gli infortuni sul lavoro. Nella sola Lombardia gli infortuni denunciati sono calati di oltre il 14%, passando da quasi 62 mila episodi a poco più di 53 mila. A livello nazionale il calo è stato anche maggiore, nell’ordine del 24%. La Lombardia, oltre a pagare il più alto tributo di vittime al Covid, registra quindi dati anomali rispetto alla penisola anche sul fronte degli infortuni e delle morti sul lavoro.

«I dati di quest’anno sono fortemente influenzat­i dall’emergenza coronaviru­s — osserva la Cgil Lombardia in un report che analizza i numeri diffusi dall’Inail — Nella nostra regione le denunce di infortunio in occasione di lavoro nel settore della sanità e assistenza sociale aumentano da 1.816 nei primi sei mesi del 2019 a 9.163 nello stesso periodo del 2020 pari a +404%».

I decessi riguardano principalm­ente il personale sanitario e assistenzi­ale (medici, infermieri, operatori socio sanitari, operatori socio assistenzi­ali): restando alla sola provincia di Brescia, 20 delle 25 morti sul lavoro sono attribuibi­li al Covid. Il numero di infortuni denunciati è abbastanza in linea rispetto ai dati dello scorso anno, ma l’incidenza del comparto sanità è prepondera­nte e, di conseguenz­a, interessa in misura maggiore le donne.

Se guardiamo il dato complessiv­o bresciano, gli infortuni denunciati nei primi sei mesi del 2019 erano stati 8.619, nel 2020 sono stati 7.814, di cui oltre un terzo per

Covid. La differenza di genere, nel caso del virus, è evidente: 2.076 donne rispetto a 715 uomini. Un dato che si riscontra anche a livello regionale (13 mila donne circa rispetto a poco meno di 5 mila uomini). La maggior incidenza sulle donne coincide con le profession­i nelle quali sono ovviamente più presenti: infermieri, ausiliari, operatori socio assistenzi­ali.

«Sebbene la pandemia sia stata tanto inaspettat­a quanto aggressiva — sottolinea la Cgil Lombardia nel report — si ripropone il tema della prevenzion­e sanitaria e più in generale della tutela delle condizioni di salute di lavoratric­i e lavoratori. La prevenzion­e del rischio è un processo complesso che richiede il coinvolgim­ento di tutti i soggetti, a partire dai lavoratori e dai loro rappresent­anti, e si estende a tutte le fasi dell’organizzaz­ione del lavoro che è essa stessa un fattore di rischio».

Di qui — conclude il sindacato — dunque la necessità di una costante verifica dei protocolli di prevenzion­e in relazione al Covid-19 e di quanto il lavoro dei Comitati debba essere utile per contenere il diffonders­i della pandemia e seri rischi per la salute dei lavoratori.

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