Bus e studenti: mancano fondi per nuove corse
Mentre Governo e Regioni dibattono sul numero di posti per treni e bus l’Agenzia per il trasporto pubblico locale di Brescia lancia l’ennesimo Sos scrivendo al ministro per le Infrastrutture: senza fondi adeguati è a rischio la possibilità di raddoppiare le corse che garantiscono l’arrivo a scuola quotidiano a 35 mila studenti.
In questa fase di ripartenza post Covid è il ritorno a scuola che presenta gli interrogativi più inquietanti. Tre giorni fa i sindaci bresciani hanno scritto al ministro dell’Istruzione per chiedere norme chiare, più impegno nel reperimento di aule suppletive, docenti e servizi di trasporto per gli alunni. Ieri i vertici dell’agenzia per il trasporto pubblico locale (il presidente Claudio Bragaglio ed il direttore Alberto Croce) hanno inviato l’ennesimo Sos al ministero dei Trasporti Paola De Micheli, al viceministro all’Economia Antonio Misiani ed a tutti i parlamentari bresciani chiedendo risorse adeguate a garantire l’incremento del servizio. Il lockdown nella sola provincia di Brescia ha portato a minori introiti di 20 milioni per le società di trasporto (Brescia Trasporti e Arriva), società che a settembre dovranno raddoppiare le corse mattutine per garantire l’accesso a scuola a 35 mila studenti pendolari, nel rispetto delle regole del distanziamento. «Il dibattito in corso a livello nazionale è concentrato sull’impiego delle risorse dell’Europa per infrastrutture, lavori pubblici e grandi opere, penalizzando il trasporto pubblico locale» spiega Bragaglio. In questa fase emergenziale infatti non servono promesse di risorse per acquistare nuovi bus (che potranno entrare in servizio tra un anno, visto che sono necessarie gare per l’acquisto) ma fondi ad hoc per potenziare le corse con i mezzi a disposizione (750 i bus interurbani che quotidianamente viaggiano nell’intera provincia). Corse che dovranno essere necessariamente raddoppiate, anche se il confronto tra Governo e Regioni porterà ad un lieve aumento della capienza dei mezzi pubblici. Il dibattito sul tema infatti è acceso: la Lombardia (ma anche altre Regioni del nord) ha emesso un’ordinanza per permettere l’utilizzo del 100% dei posti a sedere e una parte dei posti in piedi (il 25% per i bus extraurbani ed i treni, il 50% per i bus urbani e gli scuolabus), mentre Roma ha imposto nuovamente il dimezzamento dei posti per scongiurare il rischio di nuovi contagi. «Credo che una buona mediazione sia permettere l’utilizzo dei soli posti a sedere, senza avere viaggiatori in piedi, che rischiano di entrare in contatto tra loro — spiega Bragaglio —.Avere nove posti in più in piedi su ogni bus non cambia certo la situazione, dovremo comunque prevedere doppie corse». Anche con questo potenziamento non ci sarà però la possibilità di portare a scuola tutti gli studenti: una quota variabile tra il 20 ed il 40% di essi (a rotazione) dovrà seguire le lezioni da casa. E servono due milioni in più, subito.