Corriere della Sera (Brescia)

Silvia e il sogno di nonna Lina Un bar nel resort abbandonat­o

Sfida di una pavese: rilancio la villa di famiglia nell’ex paradiso vip al Penice

- di Eleonora Lanzetti

Ha lasciato un accampamen­to berbero in mezzo al deserto e ha fatto ritorno al Penice, dove nonna Lina aveva contribuit­o a far diventare la località montana sul crinale appenninic­o tra le province di Pavia e Piacenza, una meta turistica frequentat­a dai vip. Il coraggio di Silvia Piovano, ex sciatrice e ultima generazion­e di albergator­i del Penice, e del marito Lachen Aouassou, provenient­e dalla tribù Amazigh, ha il sapore della scommessa: «Apriamo un locale nella villa liberty avuta in eredità. Era fatiscente, ma dopo mesi di duro lavoro siamo pronti a rilanciare questo posto del cuore per la mia famiglia». Nella grande piazza del Penice, dagli anni 60 ai primi anni 90 era tutto un fermento: c’erano personaggi famosi, macchine sportive, industrial­i della zona ma anche dal milanese, il patron del caffè Musetti, Fausto Coppi e la Dama Bianca, Giacomo Agostini. Si stava bene d’estate e la stagione sciistica durava tre mesi. L’economia di quel luogo dell’alto Oltrepò Pavese si è sempre basata sul turismo: ristoranti e alberghi come « La Genzianell­a», «Chalet della Volpe», e l’Albergo Buscaglia, gestito dalla signora Lina, la nonna di Silvia, e dalla sorella Franca con i rispettivi mariti.

Lo scenario oggi — una sola scuola sci tenuta in vita e la caparbietà di Aldo Mozzi del Ristorante Lo Scarpone, unico punto di ristoro rimasto sulla direttrice Bobbio-Varzi — è molto diverso. Una fotografia desolante fatta di abbandono, locali vuoti, ruderi. Se poi qualche pellegrino volesse avventurar­si sul sentiero che conduce al Santuario, dovrebbe affidarsi alla provvidenz­a perché il percorso non è in sicurezza.

Nonostante la crisi, il Penice resta comunque meta di centauri e famiglie in cerca di aria buona e pace. Per questo Silvia e Lahcen hanno deciso di provarci, e di proseguire la storia di nonna Lina: «Quando ero piccola ricordo che la nonna mi raccontava di aver camminato con gli zoccoletti nella neve per servire i “signorotti” che soggiornav­ano nell’hotel di famiglia. Un giorno, mi disse, avrebbe fatto diventare questo posto un luogo da sogno. E lo fece. Diventò la protagonis­ta della vita mondana del Penice; il nonno, noto medico a Varzi, portava a spasso per le valli Ernest Hemingway, e lo accompagna­va a pescare le trote nel torrente Aveto. Nei primi anni Novanta iniziò il declino, e nel 2003 tutto andò in decadenza». Silvia non sapeva nulla della villa che ora sta trasforman­do per accogliere i turisti che salgono quassù: si trovava in Marocco con il marito a gestire un accampamen­to di tende berbere in mezzo al deserto, e ad organizzar­e gite sulle dune con i dromedari: «Sono stata contattata per questa eredità. Appena ho visto la villa ho pensato a nonna Lina » . Il lockdown ha rallentato la ripartenza di Silvia e Lahcen, che per Ferragosto sono pronti a festeggiar­e una piccola rinascita al Penice: «Sarà una grande festa. Poi ci occuperemo di mettere in sicurezza il sentiero verso il Santuario».

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 ??  ?? Ieri e oggi
A sinistra, Silvia Piovano insieme al marito Lachen Aouassou davanti alla villa liberty sulla BobbioVarz­i; sopra, foto d’epoca del resort nell’età dell’oro del Penice
Ieri e oggi A sinistra, Silvia Piovano insieme al marito Lachen Aouassou davanti alla villa liberty sulla BobbioVarz­i; sopra, foto d’epoca del resort nell’età dell’oro del Penice

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