«Sulla Soglia» di un futuro che non c’è
Lo ribadisco: oggi la fantascienza è una letteratura politica, con buona pace dei detrattori che coltivano orti disciplinari più elevati. Per fantascienza intendo quella distopica di un futuro ormai in planning agenda spiralato e che ha già radici nell’entropia del presente. Quella di Sulla Soglia (Calibano editore, pp. 182, euro 14), il libro scritto in tandem da Giovanni Peli e Stefano Tevini.
Il romanzo ci rimanda ad un mondo che si è normato secondo comandamenti ecofriendly, sostenibili. Hanno vinto i « buoni » , quelli che hanno a cura il pianeta e le sue risorse. Ma il risultato non è proprio un paradiso terrestre. Dalle dissennatezze del neo-liberismo si è passati alla rigidità talebana dello Stato etico di infausta memoria, il Leviatano assolutista che si pone come decisore, arbitro e giudice del presunto bene comune. I cittadini sono controllati, educati ad essere privi di libero pensiero. Il Risparmio è il valore supremo anima del sistema per combattere spreco e sovrappopolamento. Rimedio? Uno sterminio politicamente corretto: la Soglia 64, così si chiama il progetto. Il numero indica il limite degli anni di vita concessi per decreto. L’esecuzione con iniezione, preceduta da un drink di commiato. Non mancano i ribelli che satolli di seitan cercano il manzo di Kobe nel darknet, c’è chi scappa e chi invece come il protagonista, Stefano, che, risvegliato dal dubbio, cerca di ricucire lo strappo edipico con il padre, Giovanni che arrivato a 63 anni e ormai prossimo alla Soglia, ha ancora esubero di ormoni e mente libera. Dimenticavo: la geografia è la nostra Brescia tra il Vanvitelliano e Piazza Arnaldo. Luoghi consueti, tranne il Magazzino 48 (aumentato di una unità e non vi dico perché) e un Bordello che straccia la legge Merlin. Quello di Peli & Tevini (un musicista-editore e un wrestler) è un divertissement che ammicca e grida alla nostra intelligenza.