Architettiamo il futuro
Dentro le Vele di Scampia e fino in Messico: viaggio tra urbanistica e ambiente
Testimonianza della volontà creativa dell’essere umano che trasforma paesaggi e oggetti, il Milano Design Film Festival per il suo ottavo appuntamento con il pubblico sceglie, obbligatoriamente, lo streaming su piattaforma che ospita 44 opere, fra lunghi e corti, più un recupero d’autore, divise in 6 sezioni. Con un tema quanto mai attuale, «Riconnettersi», che rimanda al superare la pandemia e guardare al futuro con speranza, la kermesse permette panoramiche sullo stato della creatività. Gli esempi non mancano, fin dal primo gruppo di 13 opere fra cui scegliere nella giornata di inaugurazione, venerdì: si ripercorre la storia di una società-mito in «Paradigma Olivetti» (ore 19.15) di Davide Maffei, regista e ingegnere. E c’è anche il viaggio a Scampia per salire su «La Nave » ( alle 21.15) del videomaker olandese Hans Wilschut che ci porta fra le «vele» e le macerie della costruzione ideata da Franz Di Salvo.
Si va da un continente all’altro, guidati da 9 architetti di fama internazionale che guardano al domani con i loro progetti in «The Arch» (alle 22.30) di Alessandra Stefani. E se si vuole indagare su costruzioni innovative a pochi chilometri dalla metropoli, sabato 7 alle 18.15 è da non perdere il viaggio alla scoperta di «Il condominio inclinato. Bergamo, sole, casbah, pollai e terrazze fiorite» di Alberto Valtellina e Paolo Vitali, che esplorano come si possoopera no reinventare gli spazi nelle residenze Terrazze Fiorite e Bergamo Sole, nate a fine anni Settanta, e firmate da Giuseppe Gambirasio e Giorgio Zanoni. Attenzione al milanese Francesco Clerici a cui piace filmare il lavoro delle mani, efficacemente evidenziato in due suoi nuovi film, sempre sabato 7, rispettivamente alle 16 e alle 19.45: c’è la costruzione di un’aula scolastica in Tanzania con progettisti lombardi e operai indigeni in «Notes from a Mud Hut. The Maji Moto Primary School Expansion Project», girato nel 2019, e la messa a punto di un casale-villa a luglio di quest’anno in «Un giorno in cantiere: l’Argentario», fra mascherine, piastrellisti che discettano del Brunelleschi e ruspe in azione.
Nell’ultimo giorno del festival, domenica 8, per riflettere sull’oggi e ripensare all’ est rodi un modernista dell’ architettura, il mai dimenticato brasiliano Oscar Niemeyer, vale la visione alle 17 l’intenso corto «Next Sunday» della polacca Marta Bogdanska che ci porta nel quartiere fieristico di Tripoli, mai portata a termine, e diventata terreno per skate e biciclette. E fra le domande sempre attuali c’è quella sulla validità della tecnologia rispetto al progresso, il mondo del design e delle macchine che alle 17.15 tema al centro dell’anteprima, in inglese senza sottotitoli, di «Autonomy» di Alex Horwitz. Infine, spicca nel cartellone anche un doveroso recupero: fra tanti titoli nuovissimi compare infatti un ricordo del maestro Ermanno Olmi, sabato 7 alle 20.15, con il raro «Le rupi del vino» del 2009, manifesto della laboriosità in Valtellina, fra terrazze di vigneti e vendemmie.