Le parole del Carrozzone per ridisegnare il mondo
Sette quadri poetici. Una storia fatta di parole e silenzi, musica e gesti. Una compagnia di artisti di strada che porta sul palco la bellezza della fragilità. Il Sarto delle parole - Per fare un fiore è uno spettacolo che viaggia tra mete geografiche e mentali: gli autori lo definiscono come il tentativo di sciogliere racconti aggrovigliati ma, soprattutto, di « salvare le parole » , ascoltarle, capirne il valore e usare quelle buone per «ridisegnare il mondo». Il Carrozzone degli artisti lo porterà in scena nel Bresciano (ma non solo) con un cast sempre diverso: alla compagnia teatrale viaggiante, composta da attori disabili, si aggiungono ogni volta i bambini che partecipano al laboratorio che fa da preludio alla pièce e ne diventano i co-protagonisti.
La trama dello spettacolo inizia da una domanda - «chi è il sarto?» - da cui poi ne scaturiscono altre: cosa fa con le parole e, soprattutto, perché. «Allo spettatore - spiegano gli organizzatori - viene implicitamente consegnato l’invito a rispondere a queste domande attraverso uno spettacolo che si dipana in sette quadri poetici». Il racconto si fonda su gesti e temi ricorrenti come «la cura delle piccole cose, il guardare attraverso, la forza dell’insieme, il valore di ciò che viene scartato».
Il tour parte lunedì dall’oratorio San Domenico Savio di Erbusco e prosegue fino a ottobre spostandosi da un palco all’altro per 57 sere (date, orari e luoghi sul sito ilcarrozzonedegliartisti.it). Il programma prevede l’arrivo del Carrozzone alle 16.30 per l’allestimento scenico. Al le 18, appunto, il laboratorio per i piccoli. Poi la cena con un’associazione locale e, alle 21, l’inizio dello spettacolo. Ogni sera, si esibiranno circa 15 artisti, ma le persone coinvolte dietro le quinte saranno almeno trenta: a rendere possibile la rappresentazione è infatti un itinerario laboratoriale che vede coinvolti attori, educatori e ragazzi con fragilità. L’obiettivo della Compagnia è tessere un dialogo con associazioni, cooperative e realtà che si occupano di inclusione, far emergere il valore della disabilità e dare la possibilità di esprimersi a chi non ce l’ha. Al progetto collabora anche la Caritas diocesana di Brescia, che ha programmato tre incontri residenziali di due giorni ciascuno nella parrocchia Santo Spirito di Brescia. La diversità ha bisogno dell’arte. E viceversa. (a.tr.)