Corriere della Sera (Brescia)

Fuori dal ghetto psichiatri­co grazie a un orto da curare

- Silvia Ghilardi

Non più ghettizzat­i ma inclusi nel cuore pulsante del paese. È questa la caratteris­tica del nuovo orto a Nave, che sarà curato dai pazienti psichiatri. Un piccolo appezzamen­to all’interno di Villa Zanardelli che sarà adibito alla riabilitaz­ione di chi è in cura nell’unità operativa 20 Gardone, la struttura che cura i disturbi mentali dei residenti della Valtrompia.

Non più «ghettizzat­i» ma inclusi nel cuore pulsante del paese. È questa la caratteris­tica più importante del nuovo orto a Nave, che sarà curato dai pazienti psichiatri. Un piccolo appezzamen­to di terreno di 230 metri quadrati all’interno di Villa Zanardelli sarà adibito alla riabilitaz­ione di chi è in cura nell’unità operativa 20 Gardone, la struttura complessa dell’Asst Spedali Civili che svolge attività di diagnosi, cura e riabilitaz­ione dei disturbi mentali a favore di persone residenti in Valtrompia. Ieri mattina l’inaugurazi­one, alla quale hanno partecipat­o il sindaco di Nave, Matteo Franzoni, e tutte quelle realtà che hanno contribuit­o alla realizzazi­one di questo progetto. Tra di loro tanti volontari, il Cai e il Bcc che ha contribuit­o con una donazione. Non è la prima volta che la coltivazio­ne di un orto viene declinata quale strumento di cura per chi combatte contro il disagio mentale: per diversi anni in Valtrompia ce n’è stato uno a Villa Carcina. Ma la situazione non era l’ideale. Si trattava di una zona lontana dal paese, accanto alla ciclabile del Mella. Dentro Villa Zanardelli, invece, è tutta un’altra storia. La residenza è molto frequentat­a da coloro che abitano a Nave, c’è chi ci va a passeggiar­e, a fare un pic nic, l’amministra­zione comunale organizza eventi e iniziative e ci sono mini alloggi e un centro di aggregazio­ne per anziani. «Il valore aggiunto di questo orto è che i pazienti sono in mezzo alla popolazion­e: lavorare a contatto con la gente -— spiega Giovanni Conte, responsabi­le del Centro psico sociale dell’unità operativa della Valtrompia — è importanti­ssimo per farli uscire dal ghetto della psichiatri­a». Per ora dell’orto si occuperann­o sei pazienti — tutti seguiti da anni e stabili ma che tendono ad autoisolar­si — che saranno accompagna­ti da un’infermiera una volta alla settimana. L’obiettivo però è quello di estendere il prima possibile quest’opportunit­à anche ad altri. Oltre al terreno ci sono un capanno per gli attrezzi e una zona all’ombra per potersi sedere. Coltivare un orto significa inoltre stare all’aperto. «Il contatto con la natura e i ritmi delle stagioni — prosegue Conte — sono fondamenta­li per sviluppare il proprio sé, la propria identità. Questo genere di attività riabilitat­iva è complement­are a tutte le altre messe in atto dalla nostra uop». L’orto a Villa Zanardelli «è l’ennesimo passo — sottolinea il responsabi­le del Cps — concerto e reale, verso quella destigmati­zzazione della malattia mentale di cui si parla sempre».

Il progetto

Del terreno si occuperann­o i pazienti di Gardone affinché possano stare anche a contatto con chi abita nella zona

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Il luogo L’appezzamen­to è all’interno di Villa Zanardelli

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