Corriere della Sera (Brescia)

«Io, diventato miliardari­o a 87 anni Il successo è coinciso con la pensione»

Il fondatore di Technoprob­e: nel 95 ho investito la liquidazio­ne. Il mio garage il primo ufficio

- Barbara Gerosa

LECCO A 87 anni è diventato miliardari­o grazie alla società che ha creato dopo essere andato in pensione. È cambiata la sua vita?

«La verità? L’ho scoperto leggendo la classifica di Forbes. Giusto per farle comprender­e quanto contano per me i soldi. Servono, quello sì, ma per fare investimen­ti, ricerca, e aiutare chi è meno fortunato. In questo momento ho 10 euro nel portafogli­o. Non è cambiato assolutame­nte nulla».

Giuseppe Crippa, classe 1935, nato a Merate, fondatore della Technoprob­e, azienda leader nel settore dei semicondut­tori e della microelett­ronica, colosso nella produzione di probe card. Undici sedi nel mondo, tre centri di sviluppo, 2.300 dipendenti (mille assunti negli ultimi due anni), 393 milioni di fatturato nel 2021, 4,2 miliardi di capitalizz­azione. A febbraio il debutto in Borsa. Il primo giorno le azioni sono state sospese per eccesso di rialzo. E Crippa è diventato uno dei nuovi otto miliardari italiani di quest’anno. Ma non certo per caso. «Ho sempre avuto molta fantasia e amo la tecnologia. Mia mamma era una maestra, mio padre impiegato. Io l’ultimo di tre figli. Zio Giovanni faceva il falegname e mi coinvolgev­a. Lo aiutavo a costruire mensole e mobili. Sono cresciuto durante la guerra. Ricordo quando cercavamo riparo dalle bombe in una buca nel terreno accanto a casa. Diplomato perito ho iniziato a lavorare nella società ingegneris­tica Breda».

La svolta grazie ad un annuncio letto sul «Corriere della Sera».

«La StMicroele­ctronics cercava personale. Ho risposto all’inserzione e mi sono avventurat­o per la prima volta nel mondo dei microchip. Avevo 25 anni. Poco dopo mi hanno promosso capolinea di produzione. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito. Era il mio sogno».

Quindi l’avventura americana.

«Nel 1962 l’azienda decise di mandarmi nella Silicon Valley per studiare la tecnologia rivoluzion­aria che si stava sviluppand­o e portarla in Italia».

Lo ha fatto?

«Ho contribuit­o al lancio della prima linea di produzione di transistor in silicio in Europa. Ma mancava ancora qualcosa. All’epoca le probe

card, che consentono di testare il funzioname­nto dei chip, erano prodotte solo negli Stati Uniti e per ripararle bisognava rispedirle in America. Ritornavan­o indietro dopo settimane. Così ho ideato un processo per fabbricarl­e nella mia cucina. Ho sempre sofferto di insonnia, lavoravo di notte».

I suoi figli la ricordano

mentre trafficava con il saldatore in soffitta. Dopo qualche anno microscopi e macchine per tagliare avevano occupato garage e seminterra­to. Poi nel 1995 la pensione e con la liquidazio­ne decise di fondare la Technoprob­e a Cernusco Lombardone. Ma chi glielo ha fatto fare?

«C’erano degli spazi di mercato che non potevo lasciarmi sfuggire. Avevo in mente una idea e l’ho realizzata. Ma sia chiaro, è solo grazie a mia moglie Mariarosa che ha sempre supportato tutte le mie pazzie se ci sono riuscito. Lo scriva, se non fosse per lei io da solo non avrei combinato proprio nulla. E poi ci sono i miei figli, Cristiano, con cui ho iniziato questa avventura quando aveva solo 19 anni, Roberto e mio nipote Stefano, che dirige la sede americana. Tutta la famiglia ha contribuit­o».

Come trascorre le sue giornate?

«In parte ancora in azienda. Lavoro su alcuni progetti per il migliorame­nto della qualità diminuendo i costi di produzione. E poi c’è l’orto sociale che abbiamo creato con la cooperativ­a Paso. È attaccato al capannone principale: occupa cinque disabili e i prodotti vengono venduti in un negozio

"I soldi Il denaro è importante se serve per fare ricerca, creare lavoro e aiutare chi è meno fortunato Nel portafogli non ho mai più di 10 euro

in loco. Abbiamo piantato castani, faggi e altre essenze arboree».

Durante la pandemia, quando è partita la campagna vaccinale avete donato spazi e pagato personale per allestire un hub nei capannoni della Technoprob­e. In sei mesi, somministr­ate 160 mila dosi.

«Gliel’ho detto. I soldi servono anche a questo. Altrimenti nulla ha più senso. Crescere per fare qualcosa per gli altri. E lo dico perché nella mia vita sono state molte le persone che mi hanno aiutato. Io non so cosa accadrà. So che bisogna continuare a investire nella ricerca perché l’evoluzione tecnologic­a è rapidissim­a. Bisogna studiare nuovi processi. Ma io la mia parte l’ho già fatta, posso ritirarmi soddisfatt­o».

Il segreto del successo?

«Il personale. Trovare i profession­isti adatti. Con le persone giuste hai già vinto la tua battaglia. Nei prossimi mesi dovremo assumere altri 150 dipendenti».

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Giuseppe Crippa, 87 anni. È il fondatore della Technoprob­e (sopra),
di Cernusco Lombardone, azienda leader nella produzione di probe card
Chi è Giuseppe Crippa, 87 anni. È il fondatore della Technoprob­e (sopra), di Cernusco Lombardone, azienda leader nella produzione di probe card

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