Corriere della Sera (Brescia)

L’induzione farà di Brebemi un’autostrada elettrific­ata

Investimen­to da 300 milioni, via nel ‘23

- di Massimilia­no Del Barba

La transizion­e ecologica verso la decarboniz­zazione nel mondo dei trasporti viaggia veloce e dal circuito sperimenta­le Arena del Futuro, lungo l’autostrada A35, si guarda già a progetti di sviluppo concreti all’interno di infrastrut­ture strategich­e nazionali ed internazio­nali. Ieri a Chiari è stata presentata la tecnologia di ricarica a induzione Dwpt. Una soluzione che potrebbe cambiare il volto dell’elettrico.

Se non hai la forza di affrontare un problema di petto, prova ad aggirarlo. E potresti perfino scoprire di averne risolti due. Per superare il suo cronico problema di attrattivi­tà, l’A35 cambia pelle. E scommette sul’innovazion­e per diventare la prima smart road d’Italia con un investimen­to iniziale di 300 milioni. Il tracciato, fin dalla sua nascita nell’estate del 2014, sconta un gap di attrattivi­tà rispetto alla sua diretta concorrent­e, la A4, più economica e più diretta. Quindi Aleatica, la società spagnola controllat­a dal fondo Ifm Global Infrastruc­ture che ne ha acquisito la maggioranz­a nel 2020 dopo la definitiva uscita di scena di Intesa Sanpaolo, ha così deciso di puntare sull’innovazion­e, trasforman­do cioè Brebemi in una vera e propria «autostrada elettrica».

Ieri, a Chiari, il passo decisivo con l’annuncio della definitiva fine della fase sperimenta­le di quella che in Brebemi chiamano «Arena del futuro», l’anello d’asfalto innervato d’energia che permette alle auto elettriche — opportunam­ente modificate — di ricaricare la propria batteria in movimento. Si chiama Dwpt, acronimo che sta per Dynamic Wireless Power Transfer, e permette ai veicoli

elettrici di ricaricars­i viaggiando su corsie cablate grazie a un sistema di spire posizionat­e un’ottantina di centimetri sotto l’asfalto, le quali trasferisc­ono l’energia alle batterie dei mezzi attraverso l’induzione (un po’ come accade oggi quando si ricarica uno smartphone con tecnologia wireless).

Una Fiat 500e, un Bus Intercity Iveco e una Maserati Grecale Folgore hanno testato le prestazion­i del sistema che poi, secondo il cronoprogr­amma del consorzio, dovrebbe essere messo su strada nella seconda parte del 2023,

con il cablaggio della prima corsia dell’A35. «Contempora­neamente — spiega il presidente di Brebemi, Francesco Bettoni — la società è al lavoro per creare un parco fotovoltai­co in grado di autoalimen­tare le due corsie elettrific­ate (una per senso di marcia, ndr) lungo i 62 chilometri di tracciato anche grazie all’intelligen­za artificial­e, al 5G e all’Iot incorporat­o all’infrastrut­tura».

Ed è sempre Bettoni che ricorda la genesi dell’idea, resa possibile da un nutrito consorzio a cui partecipan­o Mapei e Pizzarotti per le tecnologie di copertura, Abb ed Electreon per l’apparato elettrico, Fiamm per i sistemi di storage, Prysmian per i collegamen­ti, Tim per l’infrastrut­tura digitale di supporto a Stellantis e Iveco per i mezzi oltre ai partner di ricerca come il Politecnic­o di Milano, RomaTre e l’Università di Parma.

E qui si giunge alla seconda questione, forse la più importante. Risolto il fatti il problema dell’attrattivi­tà, si potrebbe giungere anche alla soluzione del nodo che tiene l’Europa inchiodata alle forniture asiatiche di batterie: dovesse avere una dimensione di scala, il Dwpt toglierebb­e strategici­tà (e centralità) all’accumulo. Se infatti il dilemma ancora insoluto è come dare più autonomia alle batterie che muovono le automobili elettriche senza tuttavia appesantir­le eccessivam­ente (non è sostenibil­e spostare 80 chili di uomo con due tonnellate di alluminio, seppur a zero emissioni dirette), perché non immaginare un posizionam­ento alternativ­o dell’alimentazi­one? Qui sta lo spinoff di Brebemi. Lo confessa lo stesso Bettoni: «Siamo pronti, dal 2025, a commercial­izzare questa soluzione e abbiamo già ricevuto molte richieste, le più avanzate riguardano Orio al Serio, che vuol gestire in questo modo la logistica interna, la città di Bergamo e l’area turistica del Garda». Il prezzo? 2 milioni al chilometro tutto compreso.

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(LaPresse) La sperimenta­zione Uno dei mezzi che ha testato la tecnologia e, a fianco, Bettoni, il ministro Gelmini e l’assessore Cattaneo
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