Rossana? Io la conoscevo bene
Eclettica, ironica, autorevole sulla tomba volle essere ricordata come attrice
Martedì, presso la casa museo Boschi di Stefano, si torna a festeggiare il compleanno di Rossana Bossaglia. Questa volta con la presentazione del libro che raccoglie le testimonianze degli amici intervenuti il 14 giugno dello scorso anno per un’altra giornata dedicata alla storica dell’arte scomparsa nel 2013. Una replica ravvicinata che sembra strana, ma due celebrazioni sono il minimo per una donna dai talenti versatili, ironica, piena di energia e generosa, autorità negli studi del Liberty e del Déco, ma anche del Settecento lombardo, delle sculture del Duomo di Milano e dell’arte contemporanea, docente nelle Università di Genova e Pavia, presidente di Italia Nostra e colonna della critica d’arte del «Corriere». «Una storica dell’arte che merita di essere conosciuta dai giovani studenti prima che con la mia generazione se ne perda il ricordo», spiega Elisabetta Longari, animatrice del progetto, ex allieva e oggi docente all’Accademia di Brera.
Una personalità eccentrica Bossaglia lo era per certo. Il primo amore, coltivato tutta la vita, fu per i riflettori: dal primo premio alla gara di boogie woogie presso uno stabilimento balneare di Savona, alle interpretazioni canore di tango; dai palcoscenici teatrali nazionali agli slogan pubblicitari recitati per la radio, fino al concorso per presentatori della Rai dove arrivò all’ultima selezione di Roma nel 1956. Mancò la vittoria e allora si dedicò alla storia dell’arte, ma nonostante il prestigio accademico acquisito, sulla tomba volle essere ricordata come «Rossana Bossaglia attrice».
«Possedeva una vena di narcisismo e le piaceva stare al centro della scena. Eppure, con la sua cultura e intelligenza brillante, non si è mai sentita uno scalino sopra gli altri. Anzi, rispondeva a qualunque persona la cercasse con gran
Specializzazioni
I suoi saggi sul Liberty e il Déco sono un punto di riferimento, è giusto che i giovani la scoprano
de gentilezza. Era solare. Aveva il senso di se stessa e del proprio valore, ma non era mai arroganza».
Correva da un impegno all’altro con un’energia inesauribile. Al «Corriere» arrivava sempre trafelata con grandi borse di fogli e libri. E siccome oltre che nel parlare, era velocissima anche nello scrivere, veniva chiamata ogni volta che una personalità dell’arte moriva e lei se ne lamentava ironicamente. L’ironia era il suo tratto assieme alla precisione. Catalogava tutti i suoi scritti, gli avvenimenti e gli oggetti. Tuttavia non metteva mai l’accento sui risultati accademici: oltre a «Un’autobiografia, forse» (che termina: «suona (male) il pianoforte; è strepitosa ballerina (non da palcoscenico, sia chiaro: da pista corrente); quando canta, è molto intonata»), pubblicò anche l’incredibile raccolta di fotografie «Ventimilagiorni» (1989), che copriva sessant’anni. «Era il suo approccio appassionato e divertito alla vita. Non si trattava tanto di autocelebrazione, ma del suo modo di dare valore a tutte le cose che faceva: storicizzava anche quelle», spiega Elisabetta Longari.
«Tutta la mia vita», si è sintetizzata Bossaglia, «potrebbe essere all’insegna del motto: per gioco, sempre. Mai per ischerzo».