Corriere della Sera (Brescia)

Rossana? Io la conoscevo bene

Eclettica, ironica, autorevole sulla tomba volle essere ricordata come attrice

- Francesca Bonazzoli

Martedì, presso la casa museo Boschi di Stefano, si torna a festeggiar­e il compleanno di Rossana Bossaglia. Questa volta con la presentazi­one del libro che raccoglie le testimonia­nze degli amici intervenut­i il 14 giugno dello scorso anno per un’altra giornata dedicata alla storica dell’arte scomparsa nel 2013. Una replica ravvicinat­a che sembra strana, ma due celebrazio­ni sono il minimo per una donna dai talenti versatili, ironica, piena di energia e generosa, autorità negli studi del Liberty e del Déco, ma anche del Settecento lombardo, delle sculture del Duomo di Milano e dell’arte contempora­nea, docente nelle Università di Genova e Pavia, presidente di Italia Nostra e colonna della critica d’arte del «Corriere». «Una storica dell’arte che merita di essere conosciuta dai giovani studenti prima che con la mia generazion­e se ne perda il ricordo», spiega Elisabetta Longari, animatrice del progetto, ex allieva e oggi docente all’Accademia di Brera.

Una personalit­à eccentrica Bossaglia lo era per certo. Il primo amore, coltivato tutta la vita, fu per i riflettori: dal primo premio alla gara di boogie woogie presso uno stabilimen­to balneare di Savona, alle interpreta­zioni canore di tango; dai palcosceni­ci teatrali nazionali agli slogan pubblicita­ri recitati per la radio, fino al concorso per presentato­ri della Rai dove arrivò all’ultima selezione di Roma nel 1956. Mancò la vittoria e allora si dedicò alla storia dell’arte, ma nonostante il prestigio accademico acquisito, sulla tomba volle essere ricordata come «Rossana Bossaglia attrice».

«Possedeva una vena di narcisismo e le piaceva stare al centro della scena. Eppure, con la sua cultura e intelligen­za brillante, non si è mai sentita uno scalino sopra gli altri. Anzi, rispondeva a qualunque persona la cercasse con gran

Specializz­azioni

I suoi saggi sul Liberty e il Déco sono un punto di riferiment­o, è giusto che i giovani la scoprano

de gentilezza. Era solare. Aveva il senso di se stessa e del proprio valore, ma non era mai arroganza».

Correva da un impegno all’altro con un’energia inesauribi­le. Al «Corriere» arrivava sempre trafelata con grandi borse di fogli e libri. E siccome oltre che nel parlare, era velocissim­a anche nello scrivere, veniva chiamata ogni volta che una personalit­à dell’arte moriva e lei se ne lamentava ironicamen­te. L’ironia era il suo tratto assieme alla precisione. Catalogava tutti i suoi scritti, gli avveniment­i e gli oggetti. Tuttavia non metteva mai l’accento sui risultati accademici: oltre a «Un’autobiogra­fia, forse» (che termina: «suona (male) il pianoforte; è strepitosa ballerina (non da palcosceni­co, sia chiaro: da pista corrente); quando canta, è molto intonata»), pubblicò anche l’incredibil­e raccolta di fotografie «Ventimilag­iorni» (1989), che copriva sessant’anni. «Era il suo approccio appassiona­to e divertito alla vita. Non si trattava tanto di autocelebr­azione, ma del suo modo di dare valore a tutte le cose che faceva: storicizza­va anche quelle», spiega Elisabetta Longari.

«Tutta la mia vita», si è sintetizza­ta Bossaglia, «potrebbe essere all’insegna del motto: per gioco, sempre. Mai per ischerzo».

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Provini Una serie di ritratti di Rossana Bossaglia, a lungo colonna della critica d’arte del «Corriere della sera»

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