Lonati e Csp progettano i Pantapants
Il Trasimeno e Norcia con Cibaldi-Costa: «Ci capiamo, anche guidando al buio»
La novità nell’abbigliamento femminile parla (anche) bresciano. C’è il marchio della Lonati, oltre che della mantovana Csp, sui nuovi Pantapants a marchio Oroblu: combinano l’estetica del pantalone con l’assenza di cuciture sulle gambe tipica del collant e sono prodotti nel rispetto dell’ambiente.
ROMA Si sono guardati, al buio. E si sono capiti. Andrea Costa scende dalla Bugatti numero 42 e cammina, da solo, avanti e indietro nel piazzale a pochi metri dall’arrivo in pedana a Cervia-Milano Marittima. Sono passate le undici di sera di mercoledì e insieme al suo pilota, Michele Cibaldi (lo abbiamo chiamato anche Matteo, lo ammettiamo, del resto «è il nome con cui avrei potuto chiamare il più grande dei miei figli maschi!» ironizza da vero gentiluomo) ha sfilato solo dieci minuti prima. Lo lascia camminare, da solo. E non importa se questo equipaggio ormai «storico» della Mille Miglia l’hanno riconosciuto pure in Versilia, «abbiamo sbagliato strada, anzi, ho...sbagliato — dice Andrea — Siamo usciti 20 chilometri dopo, quindi rientrati, a tavoletta, per altrettanti». Tradotto in numeri: quattro minuti e mezzo di ritardo sul timbro orario e cinquanta punti di penalità. «Poteva andare peggio, certo», ci spiegheranno alla sosta ristoro di ieri sulle sponde del lago, a Passignano sul Trasimeno (incantevole).
Ci ripensano, alla sera precedente. Nonostante la seconda tappa sia iniziata con pochissime ore di sonno alle spalle, tutto va come deve. Il passaggio a San Marino («peccato non essere saliti fin dentro le mura») alle 8.50 si sintetizza con quel pollice in su dopo la prova speciale. Inizia la discesa per attraversare le Marche fino a Urbino. Poi ci si ferma e si mangia, in teoria. Per Andrea, barrette energetiche. Ma Michele lo sa, che alla frutta non resiste. Si guardatre no, di nuovo. E sistemano per l’ennesima volta il nastro isolante che protegge il volante, incandescente con queste temperature, e soprattutto le mani rese scivolose dalla protezione solare del pilota.
La loro Bugatti del 1929, al debutto in Mille Miglia, mercoledì sera sembrava avere qualche problema. «Sentivamo un rumore inquietante, come fosse un grillo nel motore. Ero preoccupato — ammette Andrea — ho pensato potesse mancare olio, il tempo di schiacciare gli abbaglianti (sì, li attiva il navigatore con il piede) e mi sono distratto: non ho indicato l’uscita corretta» Ed è montata la rabbia: «Ho commesso un errore da neofita». Capita. Ma quell’amico fraterno alla guida no, che non si è arrabbiato. «Io mi sono scusato, lui non ha inveito. Ecco, anche questa è la Mille Miglia: il grado di rispetto reciproco e sintonia che si raggiunge dentro un micro-abitacolo per non perdere mai l’equilibrio. Ci compensiamo alla perfezione e andiamo avanti». La Bugatti ora sta benissimo: i meccanici — e Andrea — al lavoro da mezzanotte, non hanno riscontrato nulla di anomalo: «Era quella ‘voce’ di cui ti parlavamo, si è fatta sentire perché avevamo tirato troppo, poi si è calmata!».
Passa Arisa, sulla Lamborghini pink Huracàn Evo della Fondazione Ieo Monzino: sfila per mezza Italia a sostegno della ricerca oncologica e del Women’s Cancer Center «Dateci una mano e sostenete questo progetto, è importante», dice al microfono dello speaker. «È bellissimo, mi sto divertendo molto», ammette prima di ripartire. Verso Trevi: il borgo arroccato è «uno spettacolo anche dalla superstrada» sulla quale scorre la carovana: «Non c’è una località migliore di un’altra. Questa è pura poesia. La nostra, l’Italia», ci racconta Michele on the road in presa diretta. L’omaggio a Norcia, sotto porta Romana, è quasi malinconico, ma fiero. A fare da contrappasso alle impalcature che cingono i palazzi ancora sfregiati dal sisma («forse fra 30 anni ci rialzeremo, lei cosa dice?» sussurra un residente) c’è l’entusiasmo di un gruppo di bimbi che, lungo il viale che sale in piazza — al controllo orario — battono il cinque agli equipaggi con una felicità incontenibile. Non sanno che sono proprio loro, a imprimere negli occhialoni di chi guida la gioia e «il senso» di questa gara che va al di là di qualsiasi piazzamento. Perché «è vero, è la gente, in fondo, il vero valore aggiunto della Mille Miglia: le persone, i sorrisi dei bambini, lo stupore dei visi. Questo ti riempie di gioia e ti scalda il cuore». Paola di equipaggio numero 42. Indescrivibile anche «l’emozione di riparare un’auto sul ciglio della strada quando ormai è sera da un po’» e mancare un controllo orario per quattro minuti e mezzo, sia chiaro. Restare con il meccanico perché «tanto, non riusciresti a dormire».
Dopo il passaggio a Terni ecco la sfilata in via Veneto, nella Capitale. E l’inchino all’Altare della Patria. Siamo al giro di boa. All’alba inizia la tappa più lunga, la risalita, verso Parma.