Cose mai viste (o quasi)
La Sala del Capitolo d’Estate all’interno del Museo della Cà Granda è la sorpresa di «Aperti per voi» Con i volontari del Tci si riscoprono anche Sant’Antonio e San Vittore
Non è per via della sua architettura, semplice e di aspetto severo. Sant’Antonio Abate, chiesa alle spalle del Duomo, risulta invisibile probabilmente a causa della facciata neoclassica — di metà Ottocento, mentre l’edificio è del XVI secolo —, così anonima da passare inosservata. Da questa sera a domenica con l’iniziativa «Aperti per Voi sotto le Stelle», i monumenti del progetto «Aperti per Voi» del Touring Club Italiano — che inserisce i suoi volontari in luoghi d’arte destinati altrimenti a restare chiusi perché privi di guardiani — osservano orari prolungati e si animano con eventi. È l’occasione per dare (finalmente) una possibilità a Sant’Antonio: volta fastosa affrescata dai fratelli Carloni; cappelle con tele e cicli pittorici (Procaccini, Campi); sculture di Giunio seppe Rusnati. «La sera è il momento migliore, di giorno la luce filtra dai finestroni dai vetri gialli, al tramonto quella cromia si spegne ed emergono le vere tinte», spiega Nadia Pellicani, responsabile Aperti per Voi, «nella navata risuonerà inoltre la musica dell’antico organo, suonato anche da Mozart durante un soggiorno milanese».
Visite speciali anche a San Maurizio, San Fedele e San Vittore al Corpo, con «racconti dei luoghi fuori dagli schemi», promette Pellicani. Che aggiunge, «l’intento della manifestazione, nata anni fa, è celebrare la bellezza ma anche svelare ambienti inediti, ogni volta ne inseriamo uno». La sorpresa di questa edizione è al museo «I Tesori della Ca’ Granda» che ospita una parte del vasto patrimo
d’arte del Policlinico, con l’«Aperitivo ad arte» di questa sera (ore 18, via Francesco Sforza 28, 26 euro comprensivo di buffet). Nella galleria si compie normalmente un tour fra le sale dove sono esposti i ritratti più importanti dei benefattori (una ventina, gli altri novecento sonnecchiano in un caveau sotterraneo). Giusto il tempo di assaporare arte incredibile poco vista — il ritratto di Carlo Rotta di
Giovanni Segantini, l’unico eseguito dall’artista su commissione; quello di Francesco Hayez a Battista Biraghi; le tele di Angelo Inganni, Mosè Bianchi, Carlo Carrà, Mario Sironi —, che per il pubblico, nel vestibolo esterno che confina con il cortile dell’Università Statale, c’è il dietrofront. Oggi, però, la visita prosegue: chi partecipa accede in via eccezionale alla Sala del Capitolo d’Estate, normalmente sempre chiusa. «Il nome curioso deriva dal fatto che era utilizzata solo durante la stagione calda, per l’inverno c’era quella adiacente, protetta da una boiserie lignea», spiega Francesco Galimberti, direttore Beni Culturali del Policlinico. «Progettata dall’architetto Francesco Maria Richini a metà del Seicento, ha la volta decorata da Paolo Antonio De Maestri, detto il Volpino, che scelse allegorie non comuni, ispirate all’astronomia e alla natura. La scaffalatura lignea, a due ordini di ballatoio, è invece ottocentesca: l’intero Archivio della Ca’ Granda, oggi Policlinico, è conservato qui dentro, l’ampliamento fu necessario quando a terra non c’era più spazio per i documenti».