Corriere della Sera (Brescia)

IL SACRIFICIO DEL VESCOVO

- Di Massimo Tedeschi

La malattia di un leader colpisce sempre nel profondo. Agita sentimenti laceranti. La sofferenza che attacca il corpo di un «capo» lascia attonita la comunità che a lui è legata da obbedienza, a volte da devozione. La malattia del vescovo di Brescia, mons. Pierantoni­o Tremolada, ha questo effetto. Quando il pastore – per usare un’immagine evangelica - ha un cedimento fisico il gregge si smarrisce. La visibilità e il profilo umano di Tremolada allargano l’eco anche fuori dal recinto ecclesiale, la estendono al mondo laico che nel vescovo arrivato a Brescia cinque anni fa ha riconosciu­to un leader autorevole e affabile, un punto di sintesi e di riferiment­o, un autentico «pastor bonus». Ciò che poi colpisce, in questa vicenda personale, persino intima, è il modo in cui il vescovo ha scelto di comunicarl­a: ha dichiarato la propria fragilità fisica e la gravità della propria malattia, in modo pubblico e persino candido, e al tempo stesso ha rivelato la propria forza spirituale. «Quando la prospettiv­a del futuro si fa incerta e la vita mostra tutta la sua provvisori­età, quel che rimane è l’amore di Cristo che ci attira a sé e ci dona la forza per aderire al suo disegno di grazia, sempre misterioso»: è una frase pronunciat­a durante l’omelia del Corpus Domini. Una frase che scuote, formulata nell’ultima cerimonia pubblica del vescovo 65enne che sarà assente da Brescia per sei mesi, per affrontare il trapianto di midollo da donatore anonimo e la successiva convalesce­nza. Tremolada, ha osservato Luciano Zanardini sulla «Voce del popolo», ha voluto adempiere fino in fondo alcuni compiti (nomine, documenti) a costo di rinviare le cure al proprio corpo: un sacrificio sommesso, quasi eroico. Di fronte alle pandemie del passato c’era chi, come San Carlo Borromeo, abbracciav­a gli appestati e chi come il grande vescovo di Brescia Domenico Bollani si ritirava in zone protette perché alla diocesi non mancasse la guida. Tremolada è un vescovo del primo tipo: la procession­e del venerdì santo del 2020, con lui ammantato di rosso che si fa carico delle paure e delle ansie di una diocesi e percorre la città deserta, è entrata nella storia. Ora che il «misterium iniquitati­s» di un’altra malattia colpisce lui stesso, è come se il calore e l’affetto di quella diocesi gli ritornasse­ro in misura «scossa, pigiata e traboccant­e» (Luca, 6, 38). A un vescovo sono risparmiat­i gli sguaiati incoraggia­menti da stadio che in questi casi si indirizzan­o ai campioni ammalati. Non, però, l’ammirazion­e e l’affetto di un popolo vasto e commosso. Auguri caro vescovo Pierantoni­o. Da me, da noi, da tutti.

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