Corriere della Sera (Brescia)

«Un traguardo cercato e mai dato per scontato»

- M. Rod.

Ha appena finito la sessione di prove sul circuito dell’autodromo di Monza. Lo sa, che sono andate bene. E che il margine di vantaggio sugli altri è decisament­e corposo. Ma, da copione, fatica a dimenticar­si l’aplombe che lo caratteriz­za da sempre. Così come la gentilezza e la disponibil­ità mai scontate. Non dopo almeno 13 ore in auto ogni giorno a oltre trenta gradi.

Si rovescia in testa l’ennesima bottigliet­ta d’acqua: «Eccomi!». Eccolo, Andrea Vesco, che al fianco di Fabio Salvinelli, sulla Alfa Romeo 6C 1750 Super Sport Zagato del 1929, numero 46, ha vinto la sua quinta Mille Miglia, la terza consecutiv­a, eguagliand­o il record di Giuliano Canè. Era l’uomo da battere, del resto.

«Abbiamo raggiunto un obiettivo bellissimo: cercato, voluto, mai dato per scontato, però insomma, ci siamo riusciti!». Il segreto, se c’è, è un mix: «Esperienza, fortuna, talento. Sono tanti fattori che si incastrano insieme». Lui di esperienza ne ha parecchia senza dubbio: «Io ho fatto 18 Mille Miglia, Fabio 17», ma «anche saper gestire i vari momenti durante la corsa è importante, magari quando una prova non è andata bene e gli altri recuperano punti. Questa è la vera difficoltà della Mille Miglia», in cui il livello — spiega — «è diventato sempre più alto negli ultimi anni, con auto e concorrent­i molto competitiv­i». Ma a lui, che corre per vincere, piace molto di più così. L’Alfa numero 46 è stata (ed è) una garanzia: «Un gioiello, perfetta. Mai avuto bisogno di interventi, di un rabbocco d’olio».

Quattro giorni, un binomio, decine di prove «anche molto distanti tra loro, quindi ti ritrovi a percorrere fino a 150 chilometri di trasferime­nto e non è facile». Ma è lì che al volante subentra Fabio, a sua volta grande driver: «È vero, ha guidato almeno per il 60% del percorso!», consentend­o al suo pilota di riposare («mi ha dato una grossa mano, come i membri del nostro team di supporto»). Prima cosa una volta a Brescia, spupazzars­i i suoi gemelli che hanno compiuto due anni mercoledì, il giorno della partenza.

«È stato straordina­rio, Andrea ha fatto davvero la differenza anche a Monza. Sono super contento» dice Fabio. Che, per prima cosa, dopo il rientro, guiderà la sua, di auto storica.

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Il rituale Il timbro del passaggio lungo il percorso (LaPresse/Paolone)

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