Agricoltura ko, Sos al governo
Associazioni e prefetto chiedono al Mite di prelevare un metro in più dal lago d’Idro
La parola d’ordine per le 9mila aziende agricole bresciane è «salvare il salvabile». Le falde iniziano a prosciugarsi e i fiumi sono ridotti a rigagnoli: i danni della siccità si preannunciano di portata biblica. La bassa orientale è quella messa peggio: il Chiese è a secco e ieri il prefetto, su sollecito delle associazioni di categoria, ha sollecitato il ministero della Transizione ecologica per una deroga che permetta di «svuotare» l’Eridio di 1,3 metri più del consentito. L’obiettivo è anticipare il raccolto a metà luglio salvandone almeno la metà.
Salvare il salvabile. È ormai questa la drammatica prospettiva che avanza inesorabile tra le novemila aziende agricole bresciane. Con il 60% di piogge in meno, le prime falde che si stanno prosciugando, i fiumi ridotti a rigagnoli e i laghi con livelli d’acqua mai visti, servono altri due turni irrigui per poter portare i 100mila piò di mais coltivato nella Bassa almeno alla maturazione. «A quel punto potremo trinciarlo e usarlo come insilato per l’alimentazione del bestiame anziché aspettare la tradizionale mietitura di fine agosto» spiega Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura Brescia.
La zona messa peggio della provincia è quella irrigata dal Chiese, emissario del lago d’Idro, le cui acque irrigano qualcosa come 25 mila ettari di colture tra le province di Brescia e Mantova. Da maggio gli agricoltori hanno a disposizione la metà delle medie storiche di acqua. Ma il riempimento dell’Eridio è solo al 7% e per questo ieri gli agricoltori (Coldiretti, Confragricoltura, Cia, Copagri) il consorzio di bonifica del Chiese e Aipo hanno chiesto alla prefetta Maria Rosaria Laganà di poter «svuotare» di altri 1,2 metri di lago da subito fino a fine agosto. Una richiesta già avanzata il 23 maggio al ministero della Transizione Ecologica. «Abbiamo già ottenuto la deroga ad un maggior riempimento del lago e ad ore o a giorni attendiamo dal Mite quella per poter scendere sotto i livelli consentiti» conferma l’assessore regionale Fabio Rolfi.
L’attuale regime di regolazione del lago d’Idro è stato rivisto nel 2007 dall’allora prefetto Francesco Paolo Tronca che (in attesa di realizzare una galleria di svaso non ancora realizzata) decise di ridurre di quasi due metri l’escursione massima di svaso (prima era di 3,25 metri) vietando di scendere sotto i 367,20 metri sopra il livello del mare. Insomma, il lago oggi si può svuotare al massimo di 1,3 metri. La nuova regola ha tagliato di fatto la possibilità di usare quasi 20 milioni di metri cubi di acqua di lago. Negli anni si è ovviato rilasciando, al bisogno, più acqua dai bacini idroelettrici trentini, che ora non hanno più risorse. L’attuale Sos al ministro Cingolani chiede di poter far scendere il lago a 366 slm, «svuotandolo» di 1,2 metri in più. E visto che ogni centimetro di lago equivale a 105 mila metri cubi d’acqua si recupererebbero oltre 10 milioni di metri cubi.
Uno scenario che non piace affatto al mondo ambientalista. «Il fiume Chiese non può essere desertificato per dissetare le colture di mais e per la produzione di energia elettrica» commenta Filippo Grumi, presidente del Comitato Gaia di Gavardo, che ricorda anche le possibili criticità derivanti dalla futura realizzazione del depuratore del Garda, il quale dovrebbe scaricare proprio nel Chiese. Stando a quanto emerso ieri mattina nel convegno dell’Anbi, incentrato sulle opportunità derivanti dal riutilizzo delle acque depurate in agricoltura, il depuratore potrebbe aiutare la grande sete della pianura. Ma dipende cosa si andrà ad irrigare: se l’acqua contiene microrganismi patogeni «c’è il rischio di contaminare ortaggi e verdure», ha detto ieri l’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti, ricordando che al momento «non esiste una normativa che riporti valori di riferimento per parametri microbiologici per le acque di irrigazione». Su questo punto Grumi ribadisce che «sarebbe fantascientifico pensare di usare il lago d’Idro come sciacquone per il fiume Chiese» e auspica che il depuratore del Garda possa essere costruito altrove.
Ma gli agricoltori oggi preferiscono parlare dell’emergenza biblica: «Senza la deroga per poter avere più acqua dal lago d’Idro non ci sarà la produzione di foraggi per la nostra zootecnia, proprio in un momento di fortissima crisi alimentare» commenta Garbelli, ricordando come sia drammatica anche la situazione nell’ovest bresciano, tra Rudiano e Trenzano: le portate dell’Oglio sono ridotte del 50%, anche se la Regione ha già concesso una deroga per dimezzare il deflusso minimo vitale (l’acqua che deve rimanere nel fiume per assicurare uno standard ecologico accettabile). L’assessore Rolfi domenica al Corriere aveva indicato la via obbligata: rilasciare più acqua dal Sebino. Doriana Bellani, direttore ad interim del consorzio dell’Oglio si dice disponibile a scendere sotto la soglia dei -30 centimetri se ce ne sarà bisogno: «quando sarà necessario rilasceremo qualche centimetro per salvare il salvabile».
Si svuoterà il lago di 1,3 metri in più fino a 366 slm per avere 10milioni di mc d’acqua in più
Per gli ecologisti è folle desertificare un fiume per tutelare le esigenze dell’agricoltura