Corriere della Sera (Brescia)

Gioco d’azzardo un problema per 25 mila

Più competenze per sostenere processi di alfabetizz­azione Un problema sommerso, in cura con Ats poco più di trecento persone. Il punto sulla situazione grazie a una ricerca elaborata da Cerisvico della Cattolica

- di Thomas Bendinelli

Comprender­e e fronteggia­re il gioco d’azzardo patologico promuovend­o salute e sviluppo di comunità. È nel titolo della ricerca presentata ieri in università Cattolica il cambio di sguardo sulla ludopatia. I numeri dei ludopatici in Italia fanno impression­e: 1,3 milioni di persone. Nel Bresciano stiamo parlando di circa 25 mila persone con problemi col gioco.

Comprender­e e fronteggia­re il gioco d’azzardo patologico promuovend­o salute e sviluppo di comunità. È nel titolo della ricerca presentata ieri in università Cattolica il cambio di sguardo sulla ludopatia. I numeri dei ludopatici in Italia fanno impression­e: 1,3 milioni di persone, un volume di spesa vicino ai 100 miliardi di euro all’anno (più del 5% del Pil!).

Tradotti nel bresciano stiamo parlando di circa 25 mila persone che hanno problemi col gioco d’azzardo, solo 328 dei quali nel 2021 sono presi in carico dalle strutture dell’Ats. Esiste un grande sommerso, un rimosso, che impone di far comunicare di più la rete di sostegno che pure esiste e di creare maggiore consapevol­ezza. La ricerca presentata ieri vede come soggetti protagonis­ti il Cerisvico

della Cattolica, Centro di Ricerca sullo sviluppo di comunità e la convivenza organizzat­iva, e l’Ats Brescia inserendos­i nel solco del piano nazionale e regionale di cura e riabilitaz­ione delle persone con problemi di dipendenza da gioco d’azzardo (1,3 milioni di euro stanziati all’Ats di Brescia nel periodo 20192022).

L’obiettivo — come spiegato ieri dal direttore sanitario dell’Ats Brescia Laura Lanfredini — è promuovere l’aumento di conoscenze e competenze finalizzat­e a sostenere processi di alfabetizz­azione sanitaria diffusi, potenziare i programmi di prevenzion­e in scuole e luoghi di lavoro, accresce le capacità di diagnosi precoce a livello territoria­le. La prima parte dell’indagine è stata di tipo qualitativ­o e ha coinvolto circa 80 tra operatori, familiari e utenti dei servizi, farmacisti, medici, esercenti delle sale da gioco, assessori. Uno sguardo a tutto tondo dal quale emergono come linee di tendenza solitudini diffuse, mancanza di reti sociali adeguate, una diffusa sottovalut­azione della gravità e dimensione del fenomeno. «C’è un tema di responsabi­lità sociale e di generativi­tà sociale — osserva la direttrice del Cerisvico dell’università Cattolica Elena Marta —. Interrogan­doci su come è possibile intercetta­re il fenomeno, facendo quindi prevenzion­e, e su come mobilitare le risorse del territorio».

Un approccio di salute di comunità: «Se altre persone stanno male, nemmeno noi possiamo stare bene», ricorda Elena Marta. La prima fase della ricerca è servita a mettere le basi per la seconda parte dello studio, che interroghe­rà invece direttamen­te i cittadini dei territori di Brescia e Trenzano, Comuni scelti per rappresent­are la città di medie dimensioni e la provincia profonda. Il questionar­io, anonimo, indaga su percezione della qualità della vita, relazioni, senso di appartenen­za, reti sociali, lavoro. Il questionar­io circolerà nei punti comunità e coinvolger­à anche le reti di chi ha partecipat­o alla prima fase ma è compilabil­e anche dai singoli cittadini (attraverso il sito dell’Ats o sul sito https://tinyurl.com/ricercagap. In autunno ci sarà l’elaborazio­ne dei dati e successiva­mente ci sarà un incontro pubblico di condivisio­ne.

Una ricerca partecipat­a, per creare consapevol­ezza, e per definire azioni pubbliche e di comunità, come è stato ricordato ieri anche dal direttore di sede Giovanni Panzeri e dal coordinato­re delle strategie di sviluppo della sede bresciana Mario Taccolini.

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Ludopatia Un problema per 25 mila bresciani, ma le persone seguite per dipendenza sono poco più di trecento

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