Corriere della Sera (Brescia)

Aimo e Nadia, 60 anni di passione

Bernstein disse di loro: «Il vostro spaghetto è come la Nona di Beethoven»

- Roberta Schira

Aimo Moroni è un ragazzino quando lascia Pescia, provincia di Pistoia, e arriva a Milano con mamma Nunzia, cuoca in grandi famiglie blasonate di Francia e Toscana. Nel 1955 la famiglia prende in gestione una trattoria vicino alla Centrale. Poi arriva Nadia, ha 11 anni, anche lei a Milano per «guadagnars­i il pane». Dice Aimo, 89enne: «Veniamo da una famiglia contadina, il nostro palato si è formato sul sapore della terra. Il comandamen­to di mia madre era: “il bono vince”. La spesa decide l’esito di un ristorante: per trovare il miglior dentice o il cavolo nero più turgido bisogna levarsi al buio». Nadia, 82enne, ci racconta sottovoce, mentre il marito è distratto: «Aimo cucinava, mi faceva assaggiare e io dicevo “manca qualcosa”. Lui trovava quel qualcosa e il piatto diventava perfetto. Ci completava­mo, fianco a fianco per 60 anni».

Nel 1962 i Moroni aprono in via Montecucco­li, zona Primaticci­o, allora piena periferia, la Trattoria da Aimo e Nadia. Erano gli anni d’oro dei ristoranti toscani in una città di cultura gastronomi­ca provincial­e. Subito Milano capisce che da Aimo e Nadia si respira un’aria diversa. In cucina si servono legumi, pesci con un filo d’olio, lardo con purè di legumi e finocchiet­to, qualche frattaglia, verdure di stagione. «Cotture semplici, niente spezie, ma erbe a tutto sole», dice Aimo. Piatti che solo un analfabeta del gusto definirebb­e poveri. «Un comquista mi diceva “mi vegni no chi per mangià la scigula (cipolla, ndr)”, poi spazzava le portate», ricorda Aimo. Sicurament­e anche lo spaghetto al cipollotto, diventato leggenda, il piatto più richiesto: molti lo ordinano al posto del dessert. Il professor Umberto Veronesi, davanti alla sua cucina esclamava: «Aimo, tu vendi sapori e salute». Il papà di «Striscia la notizia», Antonio Ricci, diceva: «Aimo, io ho messo al mondo le mie figlie, tu le hai svezzate a pane e pomodoro». Il musicista Leonard Bernstein trovò un ardito paragone: «Il vostro spaghetto è come la Nona di Beethoven». E lo chef Massimo Bottura: «Aimo, la tua cucina è come la bandiera italiana».

Prima delle mode attuali, promuovere il territorio e la stagionali­tà più rigorosa, essere orgogliosi della cultura contadina, evitare gli sprechi, erano i punti fermi della coppia di giovani toscani alla conmendato­re di Milano. Sono passati 60 anni. Il Luogo di Aimo e Nadia, due stelle Michelin, fa parte dell’associazio­ne Relais & Chateaux e Les Grand Tables du Monde. Ha resistito a tutte le correnti e la squadra è fedele alla linea: esaltare attraverso grandi ingredient­i la cucina italiana. Dal 2012 la guida del ristorante è passata agli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani: con Stefania Moroni, figlia di Aimo e Nadia, proseguono il percorso. E per l’anniversar­io di diamante, sono in calendario (da qui a fine anno) sei esclusive cene degustazio­ne, dedicate ai piatti icona di ogni decennio.

Cucina marocchina «addomestic­ata» e un pizzico di folklore

 ?? ?? Gusto toscano Aimo e Nadia Moroni in via Montecucco­li. In basso, lo scoperto del locale negli anni 60 (foto Bremec/LaPresse)
● Altri locali: BistRo Aimo e Nadia (in collaboraz­ione con Rossana Orlandi), via Bandello 14, tel. 02.48026205; Voce Aimo e Nadia, piazza della Scala (adiacente alle Gallerie D’Italia) e Voce in Giardino, piazza della Scala 6, tel. 3493273374
● Prima cena celebrativ­a al Luogo: 13 luglio (menu a 250 euro)
Gusto toscano Aimo e Nadia Moroni in via Montecucco­li. In basso, lo scoperto del locale negli anni 60 (foto Bremec/LaPresse) ● Altri locali: BistRo Aimo e Nadia (in collaboraz­ione con Rossana Orlandi), via Bandello 14, tel. 02.48026205; Voce Aimo e Nadia, piazza della Scala (adiacente alle Gallerie D’Italia) e Voce in Giardino, piazza della Scala 6, tel. 3493273374 ● Prima cena celebrativ­a al Luogo: 13 luglio (menu a 250 euro)
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