Parco regionale Il Comitato torna all’attacco
Il Comitato promotore contro campanilismi
Il Comitato promotore per la realizzazione di un grande Parco Regionale delle Colline (in base L.R. n.28/2016) di cintura tra i PLIS delle Colline Bresciane, quello delle Cave, il PLIS in fieri di Borgosatollo, il neonato di Castenedolo, il Parco Regionale del Monte Netto per chiudere — almeno per il momento, tanta l’ambizione — con l’asta del Fiume Mella torna a fare pressione sui Comuni perché si arrivi a un accordo. Il Comitato lamenta che si perde il concetto di sovracomunalità, che dovrebbe contraddistinguerlo. Per il Comitato promotore è necessario andare oltre campanilismo e ottusità e ragionare in una logica di rete e continuità. Non è “il parco di”, ma “il parco per”. E su questo i membri del Comitato ci tengono molto. Ecco perché tornano a premere perché finalmente il parco regionale diventi realtà.
«Si può dare di più e meglio». Non è solo una canzone, ma l’idea alla base e il motore del Comitato promotore per la realizzazione di un grande Parco Regionale delle Colline (in base L.R. n.28/2016) di cintura tra i PLIS delle Colline Bresciane, quello delle Cave, il PLIS in fieri di Borgosatollo, il neonato di Castenedolo, il Parco Regionale del Monte Netto per chiudere almeno per il momento, tanta l’ambizione con l’asta del Fiume Mella. Ma prima di addentrarci tra ragioni, criticità e angoli spigolosi, procediamo con ordine. A partire dall’acronimo, che per i non addetti ai lavori è un Parco Locale di Interesse Sovracomunale. In altre parole: un sistema naturale con caratteristiche tali da richiedere un particolare statuto di tutela per il valore intrinseco o per l’importanza a livello di collocazione territoriale. A riconoscerlo la L.R. n.86/1983 con successive modifiche e integrazioni.
Uno strumento di tutela importante quindi, ma «non sufficiente. La normativa dei PLIS è debole. Il concetto di sovracomunalità, che dovrebbe contraddistinguerlo, si perde. Resta nel concreto realtà amministrativa e questo è un rischio. Bisogna andare oltre campanilismo e ottusità e ragionare in una logica di rete e continuità. Non è “il parco non di”, ma “il parco per”». E su questo i membri del Comitato ci tengono molto. Ad uno ad uno ribadiscono, a partire dal presidente, l’avvocato Pietro Garbarino, la finalità ambientale: per tutelare un ecosistema e la sua biodiversità, valorizzare e sviluppare un territorio pensato per i suoi cittadini.
«Attribuirci un colore politico è una visione forzata e falsa. Non c’è nessuna matrice politica alla base, così nel Comitato. Si aderisce come cittadini e non come esponenti o rappresentanti di partito. Chiunque voglia è il benvenuto» puntualizza Angelamaria Paparazzo, dopo aver manifestato la delusione per la sfumata annessione del PLIS di Castenedolo al Parco delle Cave.
Un percorso non facile quindi, che si scontra («spesso») tra pregiudizi e chiusure: «Gli scontri ci sono. C’è molta disinformazione. Si crede che il Parco Regionale tolga potere e controllo ai singoli Comuni, quando il confronto rimane quotidiano. Gli Enti fanno richiesta alla Regione e scelgono il loro “capofila”. Significa più struttura e maggiori risorse» spiega in parole semplici l’avvocato Francesco Onofri. Finora 5 i Comuni incontrati dal Comitato per cercare di dar forma a quel «sogno» nato prima del Covid-19: Nave, Gussago, Borgosatollo (ad oggi il più interessato), Botticino e Collebeato. A questi si aggiunge Brescia, «la più scettica (forse). Due mesi fa si è parlato di creare un gruppo di lavoro, siamo in attesa. Nel frattempo abbiamo fatto opera di sensibilizzazione tra i Quartieri che si sono detti favorevoli. Avremo le amministrative, sono certo diventerà presto un tema scottante, capace di fare la differenza» provoca il consigliere Massimo Tacconi.
Un punto resta chiaro: «Il parco non è il giardino pubblico, ma un grande potenziale. Serve un cambiamento radicale. E subito».