«Una ripresa senza margini per le fonderie»
Il mondo sta vivendo un vero e proprio cambio di paradigma: ignorarlo significherebbe mettere a rischio l’intero sistema industriale europeo e ritrovarsi, nel giro di pochi anni, in una condizione di insignificanza nel contesto globale. È questa l’analisi che emerge dal convegno pubblico «Energia e materie prime: quali prospettive per le fonderie?», organizzato da Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane, in occasione della sua assemblea annuale tenutasi ieri a Lazise, in provincia di Verona. «Se pensiamo a quanto accaduto negli ultimi mesi — ha sottolineato il presidente di Assofond, Fabio Zanardi — è chiaro che stiamo vivendo qualcosa di completamente nuovo. Chi ricorda un periodo denso di lavoro come quello appena trascorso ma che ci vede, paradossalmente, in grande difficoltà dal punto di vista della marginalità? Gli aumenti dei costi dei fattori produttivi ci costringono a rivedere i nostri listini quasi settimanalmente: per quanto potremo andare avanti prima di assistere a un crollo della domanda? Per quanto potremo restare competitivi nei confronti dei nostri concorrenti europei se non viene posto un freno alla crescita dei prezzi di materie prime ed energia?». Il settore delle fonderie, dopo l’anno della pandemia, ha fatto segnare una buona ripresa: nel 2021 la produzione complessiva si è avvicinata a quota 2 milioni di tonnellate di getti, di cui circa 1,1 milioni ferrosi (+18,6% rispetto al 2020) e quasi 900.000 non ferrosi (+33,6% rispetto al 2020). Il forte recupero dei volumi produttivi è stato evidente soprattutto per le fonderie di metalli non ferrosi, che non solo hanno riguadagnato i livelli pre-pandemia ma si sono allineate ai dati di produzione del 2018 (ultimo anno davvero positivo per il settore), facendo così segnare uno dei risultati migliori dell’ultimo decennio.
Meno brillante, ma comunque positiva, la performance delle fonderie di metalli ferrosi (+18,6% sul 2020), che hanno avvicinato, ma non eguagliato, i livelli produttivi del 2019. La ripresa generale è data dal buon andamento delle fonderie di ghisa (+20%) e di microfusione (+14,3%), mentre le fonderie di acciaio – reduci da un 2020 inaspettatamente positivo – hanno registrato una perdita del -2,1%. (mdb)