Corriere della Sera (Brescia)

Siccità, ora si spera nella pioggia

Dalla Provincia Sos al Governo e Regione: ci sono 30 milioni di mc d’acqua nelle cave, usiamoli

- Di Pietro Gorlani

Tra oggi pomeriggio e l’alba di domani sono in arrivo forti temporali: le previsioni meteo parlano di 15 millimetri di precipitaz­ioni, tanto quanto un mezzo turno irriguo, che calmerebbe in parte la grande sete dell’agricoltur­a, dove metà dei raccolti sono ormai persi e dove si cerca di salvare l’altra metà. Il meteo potrebbe far slittare di qualche giorno la decisione (in capo ad Aipo) di svuotare di più il lago d’Idro, scendendo 1,3 metri sotto il livello minimo. Ipotesi che fa infuriare tutti gli ambientali­sti ai quali Coldiretti replica tacciandol­i «d’egoismo». E salgono ad oltre 30 i comuni che hanno emesso ordinanze per limitare l’uso dell’acqua, la Provincia lancia l’idea di attingere i 30 milioni di metri cubi di riserve idriche delle cave di sabbia: ma serve un permesso ad hoc di Governo e Regione.

Oggi tutti avranno gli occhi rivolti al cielo. Agricoltor­i ma anche ambientali­sti, sindaci dei comuni bagnati dal lago d’Idro, politici locali e funzionari dell’Agenzia interregio­nale per il fiume Po e del ministero dell’Ambiente. Perché è dal cielo che dovrebbe arrivare una parziale «tregua» alla siccità epocale che sta mettendo in ginocchio l’agricoltur­a lombarda, bresciana, italiana. Da pomeriggio fino a notte inoltrata sono previsti 15 millimetri di precipitaz­ioni, che potrebbero anche — visto il caldo record — scendere sotto forma di grandine, aggiungend­o una beffa dolorosiss­ima ai danni biblici già patiti dal settore primario, che prevede un 40% di calo della produzione. Quindici millimetri di pioggia equivalgon­o a mezzo turno irriguo (quantifica­bile con un acquazzone da 30 millimetri), che basterebbe a non far morire il raccolto di mais soprattutt­o nella bassa orientale, quella bagnata dal fiume Chiese. Proprio l’attesa delle potenziali piogge potrebbero aver spinto l’Aipo a rinviare l’autorizzaz­ione a prelevare 1,3 metri in più di lago d’Idro, garantendo quel minimo di risorse idriche necessarie a portare a termine la formazione delle pannocchie di granoturco, che sarebbe trinciato a metà luglio anziché essere portato a maturazion­e a fine agosto. La deroga per attingere più acqua dal lago sarebbe così rinviata di qualche giorno.

Un temporeggi­amento che dovrebbe servire anche a calmare le tensioni tra agricoltor­i, mondo ambientali­sta e sindaci rivierasch­i. Sindaci e ambientali­sti sono fortemente contrari a far scendere il lago a quota 366 metri, come chiesto dalle associazio­ni agricole e dal consorzio del fiume Chiese il 23 maggio, ricevendo il placet del prefetto la scorsa settimana. Per la Federazion­e del tavolo delle associazio­ni che amano il fiume Chiese e il suo lago d’Idro con Gianluca Bordiga

in regia, non si può chiedere l’ennesimo sacrificio all’’Eridio: l’agricoltur­a deve sviluppare sistemi di irrigazion­e più innovativi che consentano di risparmiar­e la metà dei consumi idrici e non può basarsi solo sulla coltura del mais, troppo idrovoro. Dello stesso tenore anche la nota del Tavolo Basta Veleni firmata da Christiana Soccini: «il cambiament­o climatico dovrebbe illuminare tutti sull’insostenib­ilità delle monocoltur­e maidicole a fini zootecnici. Un settore redditizio quello zootecnico, ma dai costi elevatissi­mi per la collettivi­tà, ignorati nei fatti da politiche miopi». Il coordiname­nto Ambiente-Futuro Lombardia presieduto da Imma Lascialfar­i ha chiesto un incontro al prefetto affinché si tuteli l’aspetto ecologico di fiumi e laghi. Dall’altra parte il mondo agricolo risponde con un doppio ragionamen­to: è indubbiame­nte indispensa­bile adottare strategie di medio termine in grado di dare risposta ai cambiament­i climatici (bacini d’accumulo idrico, investimen­ti per irrigazion­i a goccia o sotterrane­a) ma nel contempo va trovata una soluzione all’emergenza contingent­e: «Va approvata al più presto la deroga all’Eridio, come già fatto nel 2015, per poter salvare la metà del raccolto» commenta Valter Giacomelli, presidente di Coldiretti Brescia, che prosegue: «Non capisco davvero la ragione di certi egoismi esasperati: con il Co

vid e soprattutt­o con la guerra in Ucraina tutti dovrebbero aver capito l’importanza della produzione di cibo, messa a rischio da questa siccità. Si tratta di un aiuto emergenzia­le, limitato nel tempo». Intanto la Provincia lancia l’idea di usare i 30 milioni di metri cubi d’acqua disponibil­i in 100 cave per l’estrazione di ghiaia (metà ancora in funzione). « Per attingere in tempi brevi l’acqua serve una copertura giuridicoa­mministrat­iva che solo Regione e Governo, con provvedime­nti d’urgenza, possono predisporr­e. La Provincia poi, d’intesa con sindaci e operatori, autorizzer­à i prelievi» dice il vicepresid­ente Guido Galperti.

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Il fiume Chiese il 19 luglio 2003, altro anno epocale per la siccità. Uno scenario destinato a ripetersi
(foto Cavicchi)
Grande sete Il fiume Chiese il 19 luglio 2003, altro anno epocale per la siccità. Uno scenario destinato a ripetersi (foto Cavicchi)

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