Musil, riaperta la trattativa per Rodengo
L’mmobiliare Primavera potrebbe ora vendere alla Fondazione Micheletti
È ripresa in extremis la trattativa tra l’immobiliare Primavera e la Fondazione Micheletti per l’acquisto del Musil di Rodengo Saiano è appena ripresa e dovrebbe concludersi entro il 31 dicembre. Il prezzo della sede era già stato concordato con il Comitato di vigilanza: 1,6 milioni di euro Iva inclusa.
Le autoblindo Ansaldo, i reperti del laminatoio FranchiGregorini e ogni altro cimelio sopravvissuto alla rivoluzione industriale non dovrebbero rischiare lo sfratto: la trattativa tra l’immobiliare Primavera e la Fondazione Micheletti per l’acquisto del Musil di Rodengo Saiano è appena ripresa e dovrebbe concludersi entro il 31 dicembre.
Il prezzo della sede era già stato concordato con il Comitato di vigilanza: 1,6 milioni di euro Iva inclusa. I tempi pure: l’atto di vendita avrebbe dovuto essere firmato a marzo scorso, ma i tempi della pubblica amministrazione hanno rallentato il procedimento.
Ieri, in Broletto, Loggia, Regione e Provincia hanno fatto un tentativo di riconciliazione con la proprietà. L’incontro si è chiuso con un arrivederci a presto: le parti si sono prese qualche giorno per fare le opportune verifiche, esaminare la situazione e tornare a discutere.
All’incontro ha partecipato anche Rosa Vitale, appena eletta sindaco di Rodengo Saiano, che ha mantenuto la linea del suo predecessore Giuseppe Andreoli: con il museo, non vuole più avere a che fare. Con due delibere, infatti, il Comune aveva deciso di recedere dalla fondazione Musil. Una exit strategy impossibile dal punto di vista giuridico: commi e cavilli dell’accordo di programma non consentono di abbandonare il progetto. Lo stesso presidente della fondazione Micheletti Paolo Corsini ha cercato di convincere Vitale ad avere un atteggiamento più collaborativo. Per il primo cittadino, tuttavia, l’atto della giunta non può essere revocato.
Come Rodengo, resta in sospeso anche la sede centrale nella ex Tempini, in città: Basileus non ha pagato l’impresa edile cui sono stati affidati i cantieri, che ha fatto ricorso al Tar. I lavori sono fermi da mesi e la vernice del museo è stata posticipata a data da destinarsi. «Il Musil è un fallimento, bisogna prenderne atto», commenta Melania Gastaldi. Insieme ai colleghi della Lega, la consigliera comunale ha chiesto alla Loggia di realizzare un unico contenitore: un museo della scienza, della tecnica e del lavoro da aprire entro il 2023, l’anno di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura. La sede resterebbe la stessa. Il contenuto, invece, includerebbe la collezione del museo di Scienze, definito dall’opposizione «una carcassa».
Paola Vilardi (Forza Italia) rivendica la primogenitura dell’idea: «Lo spazio di via Ozanam potrebbe essere venduto o essere riconvertito poiché oggi è inagibile. Queste sono scelte che il Comune doveva fare già nella scorsa consigliatura ma l’attuale maggioranza ha preferito non prendersi alcuna responsabilità sul tema».
Corsini considera tutto una contraddizione: «La Lega — dice — non ha la minima idea di cosa siano un museo di scienze e museo del lavoro: hanno caratteristiche diverse. E non è allineata alla posizione dell’assessore regionale Stefano Bruno Galli, che si è sempre mosso per realizzare il Musil e con cui ho un rapporto cordiale».
La Loggia fa sapere che, in ogni caso, l’accordo di programma non consente di cambiare il progetto di una virgola: in via Tempini c’è posto solo per il Museo dell’industria e del lavoro. Il contenitore evocato dall’opposizione farebbe saltare i patti.