Corriere della Sera (Brescia)

In centro 50% di negozi con le porte spalancate

Massoletti: solo le lame d’aria consentono di non sprecare

- Nicole Orlando

Le porte rigorosame­nte aperte per agevolare il via vai di clienti (potenziali o effettivi). Dentro, il tepore del riscaldame­nto acceso, ma — assicurano i commercian­ti — solo quel tanto che basta per combattere il freddo in libera entrata.

«E comunque non lo teniamo mai sopra i 19 gradi». Sabato pomeriggio, centro città: le vetrine invitano ad approfitta­re del black friday, tanti si lasciano convincere a dare almeno un’occhiata da vicino. E nonostante il caro energia stia mettendo in ginocchio anche il commercio, al punto che molti negozi hanno deciso di spegnere le luci delle vetrine nella fascia serale, sul riscaldame­nto non si intende risparmiar­e, almeno per ora. Una scelta che mette d’accordo un po’ tutti: negozi di abbigliame­nto, scarpe e accessori, bar e librerie. Così alle porte dell’inverno si ripropone un tema già affrontato in estate: è possibile far convivere le strategie aziendali con il risparmio delle risorse energetich­e?

Le associazio­ni di categoria hanno diffuso negli scorsi mesi un decalogo per il risparmio a beneficio delle attività commercial­i: tra i consigli anche quello di tenere le porte chiuse. In pochi però accettano di seguirlo.

A Milano la risposta dell’amministra­zione comunale è stata netta: i negozi che non hanno sistemi in grado di mantenere la temperatur­a costante (come le lame d’aria o ingressi con isolamento termico) sono tenuti a tenere le porte chiuse per limitare i consumi.

A Brescia ognuno sceglie per sé e la maggior parte delle attività mantiene l’accesso libero, almeno nelle giornate con maggiore afflusso di persone. C’è però anche chi va controcorr­ente: «In estate sono arrivate bollette spaventose, per questo cerco di risparmiar­e dove possibile», racconta Susanna Barbieri, che gestisce un negozio di abbigliame­nto in corso Palestro. «Quest’anno tra rincari, affitti alle stelle e minore afflusso di persone molte attività hanno chiuso. Bisogna cambiare strategie quando possibile». Carlo Massoletti, presidente di Confcommer­cio, spiega: «Gli studi dicono che se un’attività ha le lame d’aria c’è maggiore dispersion­e con le continue aperture e chiusure delle porte. Chi invece non ha quegli impianti dovrebbe agire con buon senso per non sprecare energia».

In Lombardia, aggiunge, «il tema della dispersion­e energetica e termica è molto rilevante, dal momento che ci sono 500 mila attività commercial­i. I dati dicono però che le dispersion­i spesso sono provocate da altri elementi più che dalle porte aperte, ad esempio da un cattivo sistema di illuminazi­one. Per questo chiediamo di fare ulteriori approfondi­menti».

La scelta di imporre per decreto la chiusura delle porte dei negozi è definita però un provvedime­nto «di facciata e semplicist­ico. Serve un’analisi approfondi­ta». A Brescia intanto si prospetta un Natale a porte aperte e, sperano i commercian­ti, con i consumi in crescita dopo anni difficili.

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Porte spalancate, nonostante il riscaldame­nto, in buona parte degli esercizi commercial­i del centro città
Negozi Porte spalancate, nonostante il riscaldame­nto, in buona parte degli esercizi commercial­i del centro città

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