La squadra ha risposto bene Il tifo gli è ostile
Il Brescia terzo in classifica, con la chance di issarsi al secondo posto battendo domenica la Reggina (a proposito, il settore ospiti è già esaurito...), è la zolletta di serenità di cui tutti avevano bisogno. Pure Cellino. Perché, nonostante le ultime vicende personali, uno dei suoi primi pensieri è sempre stato il campo. Anche nel comunicato in cui, quindici giorni fa, annunciava le dimissioni poi ritirate, aveva tenuto a ricordare che «la squadra è più forte di quanto si pensi e i risultati non raggiunti ultimamente sono figli del mio stato d’animo che si riflette sulla squadra». Cellino in realtà ha sempre tenuto i rapporti telefonici con Perinetti e Clotet. E il comunicato con cui annunciava la cessazione del silenzio stampa, domenica mattina, a poche ore dalla sfida con la Spal, sapeva di ritorno alle armi. L’inversione delle panchine, mossa non nuova da queste parti per scacciare un trend negativo, era stato il secondo indizio della presenza del presidente pur nella sua assenza.
Clotet e il gruppo - hanno segnato Ayé e Mangraviti, due dei pochi fedelissimi rimasti - gli hanno dedicato i tre punti, a conferma di un’unità di intenti che resta. La vera rottura è invece con la tifoseria, senza distinzioni tra Curva Nord e «Brescia 1911». Anche a gara ormai vinta, da Mompiano si è alzato un coro contro la società che non si sentiva più dai tempi di Gino Corioni. E le reazioni sui social ieri, alla notizia della retromarcia, hanno seguito quella corrente di pensiero: al fianco del proprietario non c’è più la piazza, che può essere riconquistata solo con i risultati o con un nuovo verdetto della Cassazione che possa consentire di mettere un punto e andare (tutti) a capo. Ma non è una soluzione vicina, né facile: la strada, su questo binario, resta in salita.