Corriere della Sera (Brescia)

La cricca dell’obitorio e il pizzo sui morti di Covid «Così si pagano la casa»

Saronno, le intercetta­zioni: che gioia, c’è un secondo stipendio

- Andrea Galli

Nomi, ruoli, luoghi, dialoghi. La miserabile cricca dell’ospedale di Saronno (e dei dintorni) che lucrava sui morti, specie quelli uccisi dal Covid, aggirando le regole, regalando soffiate e interferen­do nel libero mercato in cambio di banconote per lo più da 50 euro prese da imprendito­ri funebri che loro stessi favorivano. La cricca: dipendenti della struttura, poi medici della mutua, appunto gli imprendito­ri; tutti quanti indagati, in alcuni casi confinati in cella e ai domiciliar­i, in altri casi destinatar­i di interditti­ve e con la carriera assai compromess­a.

Cominciamo da uno che, secondo l’accusa come si legge nella densa ordinanza del gip Tiziana Landoni, aveva un ruolo apicale, ovvero Giovanni Di Paola, residente a Origgio, 57 anni, uno degli addetti all’obitorio dell’ospedale in provincia di Varese. Oltre a ricevere soldi per esempio dall’impresario funebre Vito Berardinel­li, un compaesano di 51 anni, questo Di Paola si rubava il rubabile dalla farmacia interna, finanche la carta igienica per tacere di mascherine, creme, guanti, bidoni di detergente, rotoloni di carta asciugaman­i. Un continuo saccheggio della cosa pubblica. Sabrina De Carlo e Tiziana Samperi, la prima un’altra 50enne, di Gerenzano, difesa dall’avvocato Roberto Colombo, e la seconda una 45enne di Somma Lombardo assistita dal legale Roberto Aventi, sono state colleghe di Di Paola nonché sodali nei malaffari; Di Paola che, in aggiunta, si è fregato un computer ospedalier­o, non unicamente il monitor e la cassa ma, già che c’era, il mouse; ha rigenerato e rivenduto il pc.

Discorso laterale ma non meno dirimente nell’operazione della Compagnia di Saronno e del Comando provincial­e di Varese, coordinati dalla Procura di Busto Arsizio, è quello che riguarda la sopra menzionata De Carlo e il medico della mutua Fiore Stefanucci, 62enne di Cislago, che le firmava certificat­i di patologie inesistent­i per consentire di lavorare non in ospedale ma da lui, percependo un doppio stipendio come segretaria nella studio a Gerenzano gestito con Anna Maria Fazio, di 65 anni, comasca.

Ecco, gli stipendi. Facendo scorrere le conversazi­oni intercetta­te della cricca, la cui fine è cominciata con la denuncia ai carabinier­i da parte della direzione medica dell’ospedale, compaiono le seguenti frasi: «Si prendono uno stipendio in più al mese tutti e tre, fanno quel ca… che vogliono»; del resto, con riferiment­o a Di Paola, il metodo era consolidat­o e le azioni erano reiterate: «Quello vende morti a tutte le persone, lui li vende a chi conosce», ovvero gli imprendito­ri funebri. C’era una cassa comune dove i corrotti posizionav­ano parte dei guadagni, utilizzati per il pieno della macchina, diesel o benzina che fosse; c’erano dei nascondigl­i nei sotterrane­i dove Di Paola, sempre lui, imboscava la refurtiva; c’erano frequenti litigi per i soldi dinanzi ai cadaveri, sovente anziani deceduti per il virus senza poter salutare un’ultima volta i figli: «Brutta rinc… di me…, io vesto le persone e quella si mette cinquanta euro in tasca!»; c’era il reinvestim­ento del denaro, «Sabrina è contenta adesso, si compra le sigarette, è tutta bella felice… e Giovanni si mantiene il camper, la casa, tutto...»; e c’erano, ulteriore pena nella totale vergogna, simili discussion­i: «Non hai diritto di bere il caffè dalla macchinett­a, non hai ancora comprato le cialde! Le cialde devono essere comprate con i soldi che lasciano i parenti». Dopodiché non sono certo mancati dipendenti che si sono ribellati: «Io ho fatto l’onesta, non posso essere disonesta perché lavoro con i disonesti. Devi capire che loro hanno sempre avuto il doppio stipendio».

L’ospedale di Saronno è quello di Leonardo Cazzaniga, l’ex vice-primario all’ergastolo per aver somministr­ato farmaci letali ai pazienti con l’infermiera amante Laura Taroni (30 anni di cella). Di Cazzaniga si discute nelle chiacchier­ate al telefono: «Se vuoi fare una denuncia anonima, falla, sennò succede come con Cazzaniga, tutti sapevano ed erano complici». Forse i

La cassa comune Parte del denaro delle mazzette usato per cene e fare il pieno di carburante alle auto

sodali della De Carlo sapevano anche delle sue ripetute finte malattie (insonnia, faringite) per poter stare nell’ambulatori­o di Stefanucci. Una donna aveva contattato la De Carlo, voleva lei pure certificat­i fasulli. Nessun problema. C’era Stefanucci, uno che parla di sé in terza persona. Il medico alla De Carlo: «Ma non so che ca… ci devo mettere… Perché c’è Fiore Stefanucci che fa i certificat­i di malattia pure a quelli che vengono dal Congo belga… Eh, stato di ansia, dai mettiamo così. Lo stampi e lo metti in una parte nascosta». De Carlo: «Nascosta?». Stefanucci: «Eh sì». De Carlo: «Ah, ho capito, non devo lasciarlo a vista?».

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? Corruzione
Un addetto delle pompe funebri consegna del denaro a uno degli operatori dell’obitorio dell’ospedale di Saronno. Immagini riprese dai carabinier­i
Corruzione Un addetto delle pompe funebri consegna del denaro a uno degli operatori dell’obitorio dell’ospedale di Saronno. Immagini riprese dai carabinier­i

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy