Corriere della Sera (Brescia)

Un volano e il giro del mondo per qualificar­si: l’impresa di Toti

Ventitrè anni, di Chiari, Giovanni ha giocato in 20 stati diversi: «In Suriname l’esperienza più estrema»

- Lu.Ber.

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Parigi val bene una messa. Ma anche un viaggio del mondo. In un anno, si intende, con le Olimpiadi quale destinazio­ne finale. Giovanni Toti adesso è a Lima, in Perù, ma in vacanza: venerdì, al termine dei campionati europei nei quali ha sfiorato una grande vittoria con il finlandese Oldorff, ha ricevuto la notizia che aspettava da dodici mesi, quando iniziò il percorso di qualificaz­ione nel badminton. Nessun uomo italiano era mai riuscito a iscriversi ai Giochi, lui ce l’ha fatta: un’impresa, fuor di retorica, passata attraverso tornei disseminat­i in venti diversi paesi del mondo. Oceania a parte, nessun continente è rimasto escluso: il 23enne di Chiari, cresciuto nella società locale dove il volano è religione, si è misurato con i migliori al mondo in Europa ma i punti decisivi li ha fatti in rassegne minori eppure determinan­ti, all’altro capo del pianeta. Da Rèunion sino al Suriname, passando per l’Uganda, le Mauritius e il Kazakistan: insieme al compagno Fabio Caponio, rivale per un posto al sole ma amico, ha vissuto ogni tipo di esperienza e pensare di mollare era inevitabil­e. «Io e lui - spiega - abbiamo avuto tanti momenti difficili e ci siamo sempre sostenuti. La mia famiglia sa quanto è stata dura, pensavo che non ce l’avrei fatta: i miei cari mi hanno visto cadere tante volte, ma sono sempre stati lì ad aiutarmi dandomi forza Mia nonna Fausta è stata la luce nei momenti più bui: una dedica particolar­e va a lei e al gruppo sportivo Esercito». La passione per il badminton è iniziata a 12 anni, ma - racconta - «non c’è stato un momento preciso in cui mi sono sentito pronto per il salto, è stata una crescita continua». Tra le varie tappe in giro per il pianeta, una resta indimentic­abile. Non quella in Venezuela, dove vinse. In Suriname arrivò secondo, con la tipica arte dell’arrangiars­i: «Non accettavan­o le carte di credito, ci risultava difficile pagare: non c’erano ristoranti, solo Kfc e McDonald’s. In hotel facevano feste ogni notte ed era impossibil­e dormire, il caldo era tremendo: i trasporti per andare in palestra venivano persino annullati, non rispettava­no gli orari...».

Eppure ce l’ha fatta. Entrato di slancio, e da tempo, nei primi 100 atleti del mondo, lo scorso giugno si issò fino agli ottavi dei Giochi Europei ( bottino decisivo per il ranking) e ora l’asticella va alzata: «Il livello sarà altissimo, ma lavorerò per dimostrare che l’Italia c’è. Anche qui».

Toti Dedico tutto a mia nonna Fausta, è stata la luce nei giorni più bui

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