Presente e storia nei clic di Micalizzi
Il percorso espositivo al Museo di Santa Giulia, si apre con quattro gigantografie che narrano momenti significativi di cui l’artista è stato testimone in prima persona
Etre. Dopo la monografica dedicata a Franco Fontana e la personale Maurizio Galimberti sulla strage di piazza Loggia, al museo di Santa Giulia inaugura oggi anche «Legacy. Materia-Storia-Identità» (visitabile fino all’1 settembre) di Gabriele Micalizzi, fotogiornalista i cui lavori si concentrano sull’analisi e sulla rappresentazione della condizione sociale degli individui e del rapporto che essi hanno con il contesto in cui vivono.
Dal 2009 Micalizzi inizia a occuparsi di fotografia di guerra. Nel 2011 documenta gli scontri durante la Primavera Araba in Tunisia ed Egitto, di cui continuerà ad occuparsi anche negli anni successivi. Nel 2016 vince il contest Master of Photography ed iniziano i suoi viaggi in Libia.
Nel 2019 durante le offensive curde a Baguz, l’ultimo bastione dell’ISIS, viene colpito da un lanciagranate anticarro e la sua Leica gli salva la vista. Le sue immagini sono state pubblicate su numerose prestigiose testate giornalistiche nazionali e internazionali, come The New York Times, The Guardian, Herald Tribune, The New Yorker, The Wall Street Journal, Corriere della Sera, Internazionale e molte altre. Attraverso 50 immagini la mostra— uno dei pezzi forti del palinsesto della settima edizione del Brescia Photo Festival— permette di conoscere il linguaggio espressivo di Gabriele Micalizzi e il suo interesse per tecniche fotografiche poco convenzionali, svelando aspetti sperimentali e meno noti del suo lavoro.
Il percorso espositivo, articolato in tre stanze, Museo di Santa Giulia, si apre con quattro gigantografie che narrano momenti significativi della storia contemporanea dei quali Micalizzi è stato testimone in prima persona: dalle proteste delle Camicie Rosse in Thailandia allo scoppio della guerra civile in Ucraina, fino ai combattimenti per la liberazione del territorio libico e del Nord Africa dalle forze dello Stato Islamico. Accanto a essi, i video dei suoi più rilevanti reportage dai teatri di guerra offrono un’introduzione dinamica e coinvolgente all’opera dell’artista. La mostra è allestita nelle Sale dell’Affresco ed è proprio sotto l’Ultima Cena tardo quattrocentesca ospitata in una delle sale che Micalizzi ha realizzato un affresco fotografico site-specific che rappresenta il culmine della sua evoluzione artistica. Proprio quest’opera sarà donata dall’artista a Fondazione Brescia Musei: un lascito importante, che arricchisce la collezione dei Musei Civici, in continuità con un percorso avviato oramai da diversi anni.
«Sono molto onorato che Fondazione Brescia Musei mi abbia dato questa opportunità di portare una mia installazione e la mia opera davanti a un affresco dell’Ultima Cena — ha spiegato ieri Micalizzi, nel corso della presentazione della mostra —. La mia necessità era cercare di spiegare il tempo che stiamo vivendo, riguardo il tema dell’immagine. Stiamo vivendo una rivoluzione industriale digitale, siamo in mezzo a uno spaccato della Storia e la Storia è l’argomento principale della mia visione». La mostra è realizzata con la collaborazione di Freccianera Fratelli Berlucchi, che ha inoltre voluto mettere a disposizione per il progetto gli spazi espositivi della sua cantina storica a Borgonato di Corte Franca, per accogliere una vera e propria side-exhibition del fotografo (Legacy 2 I Testimoni, dal 3 maggio al 9 agosto).