«Canonesudi10volte: conilricavato ripariamoleperditedegliacquedotti»
La proposta del consigliere Apostoli vede l’unanimità in Provincia e finirà in Regione
«Se le società d’imbottigliamento dessero alla Provincia 2 centesimi di euro al litro anziché 2 millesimi si incasserebbero 1,8 milioni l’anno per riparare le perdite degli acquedotti, che in provincia arrivano al 40%». Questo il ragionamento di Marco Apostoli, consigliere provinciale con delega a Risorse Naturali e Transizione Ecologica.
Consigliere Apostoli, le società d’imbottigliamento del Bresciano, a fronte di ricavi superiori a 100 milioni, pagano 175mila euro di concessioni annue: 2 millesimi di euro a litro. Perché così poco?
«È una anomalia tutta italiana. Veniamo da decenni di miopia politica, dove le lobby hanno fatto quello che volevano, che si tratti di acque minerali, dell’estrazione di sabbia o minerali, delle concessioni balneari o autostradali. È necessario un cambio di rotta».
Lei cosa propone?
« Di portare il canone di concessione per le società d’imbottigliamento da 2 millesimi a 2 centesimi di euro al litro. Oggi per imbottigliare un litro d’acqua, che è un bene di tutti, pagano 0,0023 euro al litro; lo stesso litro al supermercato viene venduto a 40 o 50 centesimi, un prezzo
Il business duecento volte superiore. Ecco, togliamo uno zero a quella cifra: non credo che questo aumento comprometta i bilanci aziendali mentre permetterebbe alla Provincia di incassare 1,8 milioni l’anno da destinare interamente alla lotta alla dispersione idrica facendo risparmiare soldi alla collettività, evitando altri rincari alle bollette. L’Ato provvederebbe a redistribuire quella cifra sui gestori. Abbiamo reti acquedottistiche vecchie, che perdono il 40%: devono essere efficientate tenendo conto dei cambiamenti climatici e delle estati sempre più siccitose. Inoltre è molto più sostenibile bere acqua dell’acquedotto che è buona e controllata.
"La proposta d’aumento Alzando da 2 millesimi a 2 centesimi al litro le concessione si incassano 1,8 milioni per riparare gli acquedotti e si evitano aumenti in bolletta
La sua proposta ha ottenuto l’appoggio politico necessario per non restare sulla carta?
«La decisione deve essere presa dalla Regione. Io ne ho già parlato con i miei colleghi consiglieri provinciali. E tutti hanno aderito all’idea. Siamo in attesa che le diverse parti politiche si prendano le proprie responsabilità. Abbiamo deciso che prima di chiedere un incontro ufficiale con l’assessore regionale competente, Massimo Sertori, avremmo portato in consiglio provinciale una mozione o un ordine del giorno da approvare all’unanimità. Fratelli d’Italia si è impegnata a sviluppare una proposta».
Non andrebbe normato anche l’ingresso di fondi o capitali stranieri nelle società d’imbottigliamento che gestiscono un bene collettivo? Che pensa del caso Tavina, per metà inmano ai cinesi?
«Dobbiamo decidere quali sono i beni primari che non possono andare nelle mani di società estere. L’acqua è uno di questi. Una società d’imbottigliamento riceve una concessione da un ente pubblico per lo sfruttamento di un bene pubblico che non può essere sul mercato, altrimenti si fa speculazione finanziaria».
La politica è d’accordo Tutti i consiglieri sono in sintonia con la proposta ma prima di incontrare l’assessore regionale Sertori sarà approvata una mozione unitaria
L’anomalia italiana Veniamo da decenni di miopia politica, dove le lobby hanno fatto quello che volevano dalle acque minerali alle concessioni balneari: si cambi rotta