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Il lago Bianco al passo Gavia non sarà sfruttato per produrre neve artificiale: la battaglia politica e legale avviata da un manipolo di persone che considerano il valico una perla naturalistica e ambientale da preservare a tutti i costi è stata vinta dal vasto movimento di tecnici, giuristi e innamorati della montagna che si sono radunati attorno ai primi volenterosi per tutelare questa località posta a oltre 2.600 metri di quota tra Brescia e Sondrio. La giunta del comune di Valfurva, guidata dal sindaco Luca Ferdinando Belotti, venerdì ha approvato una delibera che modifica la convenzione in base alla quale la società S.C.I. Spa era stata autorizzata a prendere l’acqua del lago Bianco e trasportarla 900 metri più in basso, facendola scivolare dentro una condotta lunga quasi otto chilometri, fino alla pista dello sci di fondo in paese: l’amministrazione ha deciso di «stralciare» cioè togliere dalla convenzione l’opera di presa al lago alpino. Poche parole, ma che fanno esultare Fabio Sandrini di Ponte di Legno, uno dei primi ad attivarsi con il comitato informale «Salviamo il lago Bianco»: «È una prima vittoria? Sicuramente sì, ed è una vittoria molto imun
Lago Bianco Stop ai lavori portante perché dopo la chiusura del cantiere indotta dall’arrivo dell’autunno e dell’inverno si mette ufficialmente la parola fine a uno scempio: i lavori non riprenderanno più».
Una vittoria costruita dal basso, con la partecipazione di tanti che si sono dovuti sostituire all’inerzia delle istituzioni: «Forse è per questo che rimane un po’ di amaro in bocca: siamo stati noi cittadini a doverci preoccupare e prendere cura di un luogo pubblico che è di tutti, che è patrimonio di ogni cittadino, e che è stato attaccato sulla base di una convenzione tra comune e una società di impianti sciistici: dove erano provincia, Arpa, Ispra, regione, parco dello Stelvio, ministero dell’Ambiente?».
Per cercare di dare una risposta a questo interrogativo, c’è un’inchiesta della Procura di Sondrio ed è stata interpellata l’Unione europea: «Attendiamo l’esito dei loro accertamenti – commenta Matteo Lanciani, un altro attivista del comitato – ma oggi ci godiamo il successo raggiunto: la scorsa estate avevamo segnalato la devastazione territoriale provocata dai mezzi d’opera e indicato gli scarichi dei liquami da cantiere nel suolo come una delle tante emergenze da affrontare, e in tanti ci hanno dato ascolto esercitando le dovute pressioni che, finalmente, hanno costretto il comune di Valfurva a rivedere le proprie decisioni».
Su al Gavia intanto c’è ancora la neve e bisogna aspettare un altro mese per raggiungere il passo: «Tra fine maggio e giugno – conclude Sandrini – torneremo al lago Bianco: davanti agli occhi avremo un disastro annunciato, ma almeno non se ne aggiungeranno altri e soprattutto possiamo iniziare la nostra nuova battaglia: chiedere che tutto venga ripristinato riportato l’ambiente a com’era prima dell’inizio dei lavori».