Pierpaolo Spollon e l’ansia «Porto le mie emozioni»
Al Morato l’attore, noto per la sua partecipazione in serie di successo
«Ho tutto in te s t a ma non riesco a dirlo » , suonavano gli Afterhours alla metà degli anni Novanta. All’epoca Pierpaolo Spollon era un bambino e oggi, a 35 anni, porta sul palco quelle stesse emozioni con «Quel che provo dir non so». Lo spettacolo sarà in scena questa sera al Gran Teatro Morato (inizio alle 21.15).
La spinta, racconta l’attore noto per le serie « Doc » , «Blanca», «L’allieva» e «Odio il Natale», arriva «dalla lettura di un articolo che spiegava come il 70% dei ragazzi non sappia riconoscere le proprie emozioni. Un dato incredibile. Ho iniziato a informarmi e sono rimasto scioccato perché tutti proviamo emozioni ma non sappiamo decifrarle. Volevo quindi spronare i ragazzi a prestare più attenzione a ciò che provano». Per farlo Spollon usa la chiave dell’ironia e dell’autoironia: « Anziché puntare il dito contro qualcuno ho scelto di parlare delle mie esperienze passate, usando soprattutto, ma non solo, l’autoironia».
Per l’attore padovano il passaggio dai set televisivi al palcoscenico «non è stato naturale», racconta. «Sono due mondi estremamente diversi. All’inizio ho faticato e ho combattuto perché il rapporto con il pubblico va conquistato. Adesso sono più confident. Però ogni volta che devo salire sul palco mi viene la nausea: devo ancora imparare a gestire l’ansia». Per quanto riguarda i ruoli televisivi per cui è conosciuto dal grande pubblico Spollon non ha dubbi: «Il personaggio a cui sono più legato è Riccardo Bonvegna di Doc». Il successo non ha però intaccato la sua capacità di non prendersi troppo sul serio, anche se, spiega, «non parlo dei miei progetti futuri: sono diventato scaramantico perché questo mondo ti insegna ad esserlo». Tra i progetti sicuri c’è l’uscita di un film al cinema con Matilde Gioli e Francesco Centorame (“Fatti vedere”) e di una serie su Amazon. Sicura è anche l’uscita del romanzo «Tutto non benissimo», in libreria da oggi. «L’idea nasce dal fatto che per il mio spettacolo ho scritto 80 pagine. Ci dispiaceva sprecare il materiale che non è confluito nel testo teatrale così ho pensato di trasformarlo. Sono fan del regista Joshua Oppenheimer e mi sono ispirato a uno dei suoi protagonisti».