Telegramma urgente
Munari, Morellet, Castellani... artisti che hanno lavorato sulla percezione e sulla metodologia della visione
Il percorso espositivo sperimentale che ha preso forma nello studio dell’architetto Roberto Bertoli, con le opere di Gianfranco Bonomi e Salvador Presta, trova una seconda tappa in corso Palestro 48. Ruaconfettora – Design Shop + Micro Art Gallery ospita fino al 30 giugno una selezione di oltre 40 opere – pregiati esemplari su carta di medio e grande formato – realizzate dai Maestri dei linguaggi astratti e cinetici del Novecento. «Telegramma urgente. Appunti visivi dalla Bonomi Art Collection. Opere da Bruno Munari a Francois Morellet, da Enrico Castellani a Salvador Presta», a cura di Ilaria Bignotti, è una carrellata con le produzioni degli artisti che hanno trasformato il concetto di opera d’arte «interessandosi di problemi della percezione e di metodologia della visione»; una mostra «resa possibile grazie all’impegno profuso da Serena Bonomi, alla guida della Collezione del padre Gianfranco», ha sottolineato Bignotti. Il progetto espositivo, sin dall’evocativo titolo «Telegramma urgente» – tratto da un’opera di Bruno Munari esposta nel percorso – esprime l’attuale necessità di portare alla luce i lavori raccolti con rigore e attenzione da Bonomi (alla cui Collezione appartengono le opere), oltre che «la volontà degli artisti rappresentati di dichiarare le potenzialità sperimentali dell’arte in un’epoca di grandi trasformazioni». Da Bruno Munari – «genio metamorfico», in mostra con 7 opere realizzate negli anni Ottanta su carta di medio e di grande formato – agli esponenti del gruppo GRAV francese; dalle nuove avanguardie italiane agli artisti internazionali, i protagonisti della mostra hanno fatto evolvere il concetto di opera d’arte. Se le opere di Munari sono dedicate alle sperimentazioni sul colore, sul vuoto e sul pieno, sull’alfabeto, sulle forme e sulle loro relazioni con il campo visivo, la pregiata cartella del GRAV (Groupe de Recherche d’Art Visuel, attivo a Parigi tra 1960 e 1968) proviene dalla rassegna che Luciano Caramel curò nel 1975 a Como e attesta il contributo visionario dato all’arte astratta dai sei artisti del gruppo. Milano 93 è la cartella che contiene le 13 opere su carta firmate dagli esponenti delle neoavanguardie italiane anni Sessanta e Settanta, la maggior parte dei quali appartenenti ai due gruppi di ricerca visiva in dialogo diretto con il GRAV francese: il Gruppo N di Padova (Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Edoardo Landi e Manfredo Massironi) e il Gruppo T di Milano (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Devecchi e Grazia Varisco), impegnati in ricerche cinetiche, percettive, scientifiche. Presenti anche opere firmate da «tre straordinari fondatori di nuove traiettorie sperimentali», quali Enrico Castellani (il cui lavoro è teso a superare la superficie e la terza dimensione); Getulio Alviani (maestro della relazione metallo/luce/visione); Enzo Mari (radicale innovatore del design, studioso attento alla psicologia della visione). Ancora altri artisti esposti: il francese Vincent Batbedat, lo svizzero Max Huber e infine Salvador Presta, di origine italiana ma radicato a Buenos Aires, tra i creatori del Movimento MADI (volto ad indagare le potenzialità artistiche liberate da imposizioni figurative) e trait d’union con l’esposizione allo Studio Bertoli.