Corriere della Sera - Io Donna

“BUIO E POESIA, CHE ATTRAZIONE FATALE”

Anna Foglietta parla della giovane Alda Merini, che impersoner­à a teatro con la regia di Alessandro Gassman. “Fu costretta a lasciare le fglie, un’esperienza che mi terrorizze­rebbe: la famiglia è fonte d’energia”. Per questo ha un desiderio: “Recitare in

- Di Paolo Conti, foto di Nicola De Rosa per Io donna

Anna foglietta, un marito e tre fgli, una carriera trasversal­e (teatro, all’inizio d’avanguardi­a, e poi cinema, tv, pubblicità), tra breve una sfda sul palcosceni­co, interpreta­re la grande poetessa Alda Merini.

Cosa signifca oggi essere un’attrice?

Signifca porsi in una mentalità multitaski­ng. Una volta un’attrice era il prodotto della creazione di un regista o di un produttore, penso a Monica Vitti con Michelange­lo Antonioni o a Sofa Loren con Carlo Ponti. Oggi dev’essere produttric­e e ideatrice di se stessa. Protagonis­ta delle sue scelte. Per esempio appoggiand­osi ai social, che assicurano trasversal­ità e freschezza.

Come si fa a non rimanerne vittime?

Basta porsi dei limiti, non è difficile. Sono strumenti della contempora­neità, utilissimi se sai usarli. Per esempio, in famiglia, il cellulare sparisce. Non si possono far crescere i bambini con l’immagine di una madre incollata al cellulare.

Parla spesso, nelle interviste, della sua famiglia. Cioè di suo marito, il promotore fnanziario Paolo Sopranzett­i, e dei suoi tre fgli (Giulio, nove mesi, Nora, due anni, e Lorenzo, quattro). Evidenteme­nte, un nucleo importanti­ssimo per lei...

È fondamenta­le. È la mia vita. Avere questa famiglia mi aiuta moltissimo nel lavoro, nel modo di sceglierlo e di viverlo. L’Anna Foglietta glamour, col look giusto, pronta per una serata non entra in casa mia.

Quindi niente divismi...

Il divismo tradiziona­le, alla Gilda, non esiste più. Oggi un’attrice è una donna

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