Corriere della Sera - Io Donna
“BUIO E POESIA, CHE ATTRAZIONE FATALE”
Anna Foglietta parla della giovane Alda Merini, che impersonerà a teatro con la regia di Alessandro Gassman. “Fu costretta a lasciare le fglie, un’esperienza che mi terrorizzerebbe: la famiglia è fonte d’energia”. Per questo ha un desiderio: “Recitare in
Anna foglietta, un marito e tre fgli, una carriera trasversale (teatro, all’inizio d’avanguardia, e poi cinema, tv, pubblicità), tra breve una sfda sul palcoscenico, interpretare la grande poetessa Alda Merini.
Cosa signifca oggi essere un’attrice?
Signifca porsi in una mentalità multitasking. Una volta un’attrice era il prodotto della creazione di un regista o di un produttore, penso a Monica Vitti con Michelangelo Antonioni o a Sofa Loren con Carlo Ponti. Oggi dev’essere produttrice e ideatrice di se stessa. Protagonista delle sue scelte. Per esempio appoggiandosi ai social, che assicurano trasversalità e freschezza.
Come si fa a non rimanerne vittime?
Basta porsi dei limiti, non è difficile. Sono strumenti della contemporaneità, utilissimi se sai usarli. Per esempio, in famiglia, il cellulare sparisce. Non si possono far crescere i bambini con l’immagine di una madre incollata al cellulare.
Parla spesso, nelle interviste, della sua famiglia. Cioè di suo marito, il promotore fnanziario Paolo Sopranzetti, e dei suoi tre fgli (Giulio, nove mesi, Nora, due anni, e Lorenzo, quattro). Evidentemente, un nucleo importantissimo per lei...
È fondamentale. È la mia vita. Avere questa famiglia mi aiuta moltissimo nel lavoro, nel modo di sceglierlo e di viverlo. L’Anna Foglietta glamour, col look giusto, pronta per una serata non entra in casa mia.
Quindi niente divismi...
Il divismo tradizionale, alla Gilda, non esiste più. Oggi un’attrice è una donna