Corriere della Sera - Io Donna

LA MODESTIA DEL POLITICO

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in genere i politici si prendono molto sul serio. Fin troppo. Soprattutt­o in Italia. Nel nostro Paese persino i “peones”, cioè i parlamenta­ri sconosciut­i ai più, basta che abbiano uno scranno alla Camera o al Senato, ed ecco che gonfano subito il petto e si sentono in dovere di dire “lei non sa chi sono io”. Anche se ormai si sono fatti furbi e usano dei giri di parole per esprimere lo stesso concetto. Trovare qualcuno che conosca i propri limiti, o che, almeno, se li ponga è assai raro. Eppure di tanto in tanto accade. E c’è persino chi eccede in questo senso. È il caso del vice presidente della Camera dei deputati Roberto Giachetti. Lui è rimasto sempre lo stesso. Ossia, irridente e “scravattat­o”, sia quando è stato chiamato a fare il vice di Laura Boldrini, sia quando qualche tempo fa Matteo Renzi gli ventilò l’idea di candidarsi a sindaco di Roma (e lui oppose subito un diniego a quell’ipotesi). Giachetti, che, a detta di tutti i deputati, anche di quelli dell’opposizion­e, conduce l’aula meglio di Boldrini, perché conosce i meccanismi parlamenta­ri a menadito, un giorno che era in quelle faccende affaccenda­to, ricevette una telefonata: «Il presidente Mattarella vorrebbe parlarle». Risposta del “nostro”, prima di interrompe­re immediatam­ente la comunicazi­one: «Sì, va bene!». Giachetti, proprio perché non si prende sul serio, era convinto di essere stato preso di mira da di Parenzo e Cruciani. Peccato che al telefono ci fosse veramente il capo dello Stato.

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