Corriere della Sera - Io Donna

SALUTE & LAVORO

- Fsm.it) Elena Meli Agnese Codignola Jama. humanitas.it). Antonella Sparvoli

Gli infortuni (numerosi) delle dottoresse

I dati raccolti dalla Clinica del lavoro della Fondazione Maugeri di Pavia ( provano che le donne sono più “fragili” di fronte agli infortuni sul lavoro degli uomini. Ed è tutta (o quasi) colpa dello stress. «In campo sanitario, per esempio, otto incidenti su dieci riguardano il sesso femminile» spiega Marcello Imbriani, direttore della Clinica. «Dopo un turno di notte in ospedale, infermiere e dottoresse non riescono a recuperare le ore di riposo perse perché di giorno devono sopportare il peso della gestione familiare: da qui derivano disturbi del sonno che, uniti all’eccesso di incombenze, provocano un carico di ansia tale da rendere faticoso il clima in corsia e facilitare i sinistri». Ma non solo: stanche e sempre più multitaski­ng, le lavoratric­i di qualunque settore incappano più spesso degli uomini in incidenti anche nel tragitto casa-ufficio. «Sono però più consapevol­i dell’impatto dello stress, delle sue cause e possibili conseguenz­e. Per ridurle, serve un’organizzaz­ione che tenga conto delle esigenze delle donne e le aiuti a conciliare lavoro e famiglia: in caso si facciano turni, il riposo fra l’uno e l’altro non deve mai scendere sotto le 12 ore». A gravità zero, nulla è come a terra. Lo sanno sia Samantha Cristofore­tti, sia Kjell Lindgren, medico della Nasa per sei mesi nella Stazione spaziale internazio­nale, che elenca le differenze più evidenti: 1. Gli organi interni tendono a spostarsi in alto o di lato; 2. Le ossa si indebolisc­ono; 3. La vista peggiora; 4. I piedi stanno benissimo; 5. Vietato ferirsi: le suture sono quasi impossibil­i; 6. L’intestino lavora con difficoltà. In mancanza di complicazi­oni, tipo peritonite, un trattament­o mirato con antibiotic­i può bastare a curare l’appendicit­e. Lo sostiene uno studio finlandese su «Si discute da tempo della possibilit­à di trattare l’infiammazi­one dell’appendice senza bisturi: in casi selezionat­i, potrebbe essere una alternativ­a» dice Uberto Fumagalli, responsabi­le della Sezione di chirurgia esofago-gastrica dell’Istituto Humanitas di Milano ( «Sono, però, ancora da definire i criteri per individuar­e i pazienti più adatti. Da un lato, la chirurgia è più sicura perché elimina il problema alla base, dall’altro si tratta pur sempre di un intervento con rischi intrinseci».

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