Corriere della Sera - Io Donna
SALUTE & LAVORO
Gli infortuni (numerosi) delle dottoresse
I dati raccolti dalla Clinica del lavoro della Fondazione Maugeri di Pavia ( provano che le donne sono più “fragili” di fronte agli infortuni sul lavoro degli uomini. Ed è tutta (o quasi) colpa dello stress. «In campo sanitario, per esempio, otto incidenti su dieci riguardano il sesso femminile» spiega Marcello Imbriani, direttore della Clinica. «Dopo un turno di notte in ospedale, infermiere e dottoresse non riescono a recuperare le ore di riposo perse perché di giorno devono sopportare il peso della gestione familiare: da qui derivano disturbi del sonno che, uniti all’eccesso di incombenze, provocano un carico di ansia tale da rendere faticoso il clima in corsia e facilitare i sinistri». Ma non solo: stanche e sempre più multitasking, le lavoratrici di qualunque settore incappano più spesso degli uomini in incidenti anche nel tragitto casa-ufficio. «Sono però più consapevoli dell’impatto dello stress, delle sue cause e possibili conseguenze. Per ridurle, serve un’organizzazione che tenga conto delle esigenze delle donne e le aiuti a conciliare lavoro e famiglia: in caso si facciano turni, il riposo fra l’uno e l’altro non deve mai scendere sotto le 12 ore». A gravità zero, nulla è come a terra. Lo sanno sia Samantha Cristoforetti, sia Kjell Lindgren, medico della Nasa per sei mesi nella Stazione spaziale internazionale, che elenca le differenze più evidenti: 1. Gli organi interni tendono a spostarsi in alto o di lato; 2. Le ossa si indeboliscono; 3. La vista peggiora; 4. I piedi stanno benissimo; 5. Vietato ferirsi: le suture sono quasi impossibili; 6. L’intestino lavora con difficoltà. In mancanza di complicazioni, tipo peritonite, un trattamento mirato con antibiotici può bastare a curare l’appendicite. Lo sostiene uno studio finlandese su «Si discute da tempo della possibilità di trattare l’infiammazione dell’appendice senza bisturi: in casi selezionati, potrebbe essere una alternativa» dice Uberto Fumagalli, responsabile della Sezione di chirurgia esofago-gastrica dell’Istituto Humanitas di Milano ( «Sono, però, ancora da definire i criteri per individuare i pazienti più adatti. Da un lato, la chirurgia è più sicura perché elimina il problema alla base, dall’altro si tratta pur sempre di un intervento con rischi intrinseci».